Quando, il 25 ottobre dell’anno scorso, i ladri entrarono a casa sua, minacciando sua moglie Flaviana, e gli portarono via un anello di brillanti da 20 mila euro, pensò di lasciare la Sicilia. Da quel giorno vissuto pericolosamente non è passato tantissimo tempo. Gli sono bastati poco meno di 5 mesi per cambiare idea e diventare il re di Palermo. Le prodezze del ‘Romario del Salento’ fanno sognare un’intera isola, ma non solo: possono creare anche qualche grattacapo in più a Marcello Lippi. Il ct, di certo, non ha problemi in attacco in vista del Sudafrica, ma non può non tener conto delle magie del folletto rosanero.
, ha solo voglia di stupire e trascinare il Palermo più in alto possibile. Il quarto posto, l’ultimo utile per il preliminare di Champions, è un obiettivo già raggiunto, ma sarà ancor più difficile preservarlo dagli assalti di Juve, Samp e Napoli, nelle 11 partite che restano. Il sogno del piccolo-grande attaccante, scaricato dalla Juve e che proprio contro la Vecchia signora si sta riscattando (la sua ‘perla’ a Torino ha dato il là al trionfo del Palermo e quella di ieri ha suggellato il sorpasso-bis in classifica), non é solo la Champions. C’é dell’altro. “Mi piacerebbe restituire l’orecchino che ho acquistato all’asta a Maradona e magari fare una foto con lui”, ha confessato Miccoli. Dieguito è il suo idolo e, anche se lo chiamano il ‘Romario del Salento’, il numero 10 è sempre stata la sua ossessione.
Miccoli non ha più sassolini nelle scarpe da togliersi
Dieci come i gol realizzati finora nel Palermo in campionato e come il numero che ha tatuato sulle spalle. Nel polpaccio, invece, esibisce un Che Guevara d’annata. Ieri ha dedicato il gol contro il Livorno alle donne della sua famiglia, “a mia moglie, mia madre e mia suocera, visto che oggi è la festa delle donne”, ma anche al pubblico di Palermo, che continua a sognare ad occhi aperti. “I loro sogni sono anche i nostri”, ha detto Delio Rossi. Intanto, però, si ricomincia a parlare di Miccoli in azzurro, anche se lo stesso attaccante tascabile ci crede poco.
Le sue convocazioni risalgono all’era Trapattoni, segnò pure un gol spettacolare a Messina, nell’amichevole contro la Finlandia. E, adesso che si avvicinano i Mondiali, uno che di Nazionale se ne intende, come il capocannoniere di Italia ’90, Totò Schillaci, ammette: “Miccoli potrebbe anche essere convocato, perché è in forma, vede bene la porta e penso abbia la giusta esperienza anche in azzurro. Dipende dal ct. Va detto che l’Italia in avanti è fortissima, il problema della Nazionale non è in attacco; quello è l’unico reparto forte, con i vari Borriello, Pazzini, Toni, Gilardino. Al momento delle scelte non vorrei essere nei panni di Lippi”.
In compenso, Schillaci ammette che Miccoli gli “somiglia moltissimo”, perché “e molto veloce, ha un bel tiro e, come me, ha il bacino basso”. Sulla possibilità che il Palermo vada in Champions, Schillaci manifesta il proprio timore che è legato alla ‘sua’ ex squadra: “La lotta al quarto posto è agguerrita, la vittoria a Firenze ha rilanciato la Juve che per me rimane favorita. Per il Palermo quarto posto è un sogno, speriamo si realizzi”.