CAPO D’ORLANDO (MESSINA) – Un altro traguardo raggiunto con successo. A guardare la classifica, sembra quasi uno scherzo: la storia della Virtus Bologna e la grandezza di Torino, impossibili da paragonare a Capo d’Orlando, tenute dietro da un’Orlandina capace di salvarsi con due giornate d’anticipo. L’ennesima impresa compiuta dalla famiglia Sindoni, al di là della crisi di metà stagione e delle paure di un ingranaggio inceppatosi fino a far precipitare i paladini alle soglie dell’ultimo posto. Da lì in poi, il sodalizio di piazza Bontempo non ne ha sbagliata una: dal cambio di tecnico, con la promozione di Gennaro Di Carlo nel ruolo di head coach, passando al mercato, dove il d.s. Giuseppe Sindoni ha stravolto le gerarchie della lotta salvezza con l’acquisto di Ryan Boatright. E per Enzo Sindoni arriva un altro “trofeo” da esporre con orgoglio, come rivendicato dallo stesso patron dell’Orlandina a LiveSicilia Sport.
Presidente, riprendendo le sue parole a inizio stagione: l’Orlandina ha ottenuto il suo quinto scudetto. Qual è il suo highlight di questo campionato?
La partita con Venezia, nella seconda giornata di ritorno. Un successo in una partita nervosissima, con una squadra rimaneggiata e un pubblico particolarmente teso, che però in quella partita ha ritrovato il feeling con la squadra e ci ha spinto alla vittoria.
Come ha vissuto il periodo di crisi a metà stagione?
Non ho mai temuto. Conoscevo le qualità umane, prima che tecniche, di questo gruppo. Chiaramente nello sport non basta questo, quindi per noi è davvero un quinto scudetto. Tra l’altro, nella posizione pronosticata a inizio stagione, ovvero al tredicesimo posto.
Tutto questo si è reso possibile grazie all’arrivo di Boatright.
Se non fosse arrivato lui, sarebbe arrivato qualcun altro. Ne avevamo bisogno. Ryan ha cambiato la squadra e si è innestato nel momento in cui la sostituzione alla guida tecnica aveva responsabilizzato maggiormente i nostri giocatori.
Come nasce il colpo Boatright all’Orlandina?
Il colpo nasce grazie alle qualità del nostro direttore sportivo, ben attento ai tempi e ai regolamenti sul tesseramento dei giocatori provenienti dall’NBA e dall’NBDL. Ha atteso con pazienza l’ultima finestra e ha trovato il meglio. Se dicessi quanto guadagna Boatright non ci crederebbe nessuno. Faccio fatica a crederlo anch’io. Il colpo ha una doppia valenza, bravissimi i compagni ad assorbirlo e coach Di Carlo ad inserirlo nella maniera giusta.
Da quel momento, il campionato vi ha visto assoluti protagonisti.
La stagione ha avuto un crescendo. La serie di vittorie in casa, il successo di Varese e le ciliegine con Brindisi e Milano. Inoltre questa squadra ha perso una serie infinita di partite per un punto: contro Trento, in trasferta a Cremona e Venezia… i nostri punti ce li siamo guadagnati e abbiamo dimostrato di meritare la Serie A.
Passiamo alle tre anime dell’Orlandina: Basile, Jasaitis e Nicevic sono lo zoccolo duro, quali di questi saranno in campo con voi nella prossima stagione?
Spero di rivederli tutti, compreso Ilievski che veniva da una stagione senza soluzione di continuità a causa degli Europei. La volontà deve essere quella loro, tutti hanno legato col nostro ambiente e so che nessuno di loro continuerebbe per fare vacanza qui. Aspetteremo le loro valutazioni, sono sicuro che qualcuno di questi quattro ci sarà ancora ed è quello che mi auguro.
I giovani, invece, hanno dato dimostrazione di essere pronti a prendere in mano questa squadra?
L’anima di questa squadra è incarnata dalla solidità dei giocatori più anziani e dall’altro dalla crescita e dalla responsabilità di alcuni ragazzi. Penso soprattutto a Tommaso Laquintana, che è tornato dall’esperienza di Biella dimostrando la sua maturità, ma aggiungo soprattutto Zoltan Perl. È stata un’altra scoperta del nostro staff, così come il buon Stojanovic, che in un anno disgraziato ha mostrato tutte le sue potenzialità. Vedo in lui uno dei leader dell’Orlandina del futuro.
Questo gruppo di giovani, tutti di vostra proprietà, è la principale ricchezza societaria?
Questa è la nostra strategia. Dobbiamo inventarci delle soluzioni per restare con un budget che, benché ridotto, è pur sempre da una delle prime quindici squadre d’Italia. L’abbiamo costruito con enormi sacrifici e con la capacità organizzativa di dare il massimo, ma a questo devono aggiungersi anche le invenzioni tecniche. Segnerei una data di questa stagione: andrei a vedere il giorno a novembre in cui, a Torino, ha esordito in Serie A un giocatore di nome Mario Ihring. Ha un contratto di sette anni con l’Orlandina, ha compiuto diciassette anni da qualche settimana e bisogna dargli il tempo di crescere, ma sono convinto che sarà un astro del basket europeo e mondiale. Ha qualità strepitose, una personalità incredibile e credo che farà più di quanto fatto in carriera da Pozzecco.
Dato che ancora non ha deciso, ci dica la sua sensazione: Basile lascia il basket giocato?
Basile, condizioni meteo permettendo, farà un’abbondante pesca del tonno (ride, ndr). Già lo scorso anno mi disse che in caso di playoff sarebbe rimasto qui per pescare i tonni, dato che maggio è il mese migliore. Credo comunque che Gianluca debba guardarsi dentro. Al di là delle sue infinite qualità tecniche, ha sempre trovato forza nella sua capacità emotiva e nella sua volontà. Un uomo con queste caratteristiche riesce a far bene solo se crede in ciò che fa e se ne ha voglia.
Qualunque sia la sua decisione, di sicuro, resterà a Capo d’Orlando.
È a casa sua. Certamente starà un altro anno in società. Il mio augurio è che possa farlo ancora con una maglia numero cinque. Non solo spiega tanto in campo ogni domenica, ma lo fa anche in allenamento. Se i nostri giovani sono cresciuti tantissimo, oltre che per il lavoro di Di Carlo e Griccioli, anche lui artefice della nostra salvezza, è per l’esempio di giocatori come Basile. Io farò di tutto per convincerlo.