PALERMO – L’accusa mossa da Maurizio Zamparini su un presunto gioco al rialzo da parte sua e del Cesena sul prezzo di Gregoire Defrel, per diverse settimane vicino al Palermo e poi passato al Sassuolo, non è andata giù a Rino Foschi. Men che meno l’annuncio a mezzo stampa, da parte del patron rosanero, di una chiusura dei rapporti ritenuta ingiusta. Il direttore dell’area tecnica del Cesena a LiveSiciliaSport chiarisce la propria versione dei fatti. E svela di essere stato, negli ultimi mesi, a un passo dal ritorno in rosanero.
Direttore, che è successo con Defrel?
“È successo che sono state dette tante cose ingiuste. Voglio subito chiarire che non potrei mai e poi mai prendermi gioco di Zamparini facendo certi giochetti sul prezzo di un calciatore. Ho cercato di fare gli interessi del Cesena e del Palermo. Avevo proposto Defrel al presidente e avevamo intavolato un determinato discorso. Nel frattempo cominciavano ad arrivarmi proposte da altre società ma io rifiutavo tutto e tutti: c’era una parola col presidente e per me quella parola è sacra”.
E allora perché è saltato tutto?
“Molto semplice: si sono messi in mezzo personaggi che non volevano che questa trattativa andasse a buon fine. Le dice nulla l’affare Viviani? A me sì, moltissimo. E non aggiungo altro. Sono persone che anche il presidente conosce molto bene. Defrel al Palermo era stata intuizione dopo la cessione di Dybala alla Juventus: era mia intenzione quella di portare in rosanero un giocatore che avrebbe garantito qualità al reparto offensivo di Iachini”.
Ma con il calciatore non c’è stato modo di parlare?
“Altroché, io con Defrel ho parlato a lungo. Non ho mollato neanche quando tutto pareva sul punto di tramontare. Un giorno decido di portare il ragazzo al mare, a Cesenatico. Così da chiarirci le idee e vedere effettivamente come procedere. Parliamo molto, gli spiego che tipo di piazza è Palermo e quali sono i progetti di Zamparini. E lo metto in contatto con lui. Ma a quel punto il presidente cominciava a essere stufo e dopo tante difficoltà incontrate si è deciso di lasciar perdere”.
E poi è arrivata la proposta del Sassuolo. Come si è svolta la trattativa?
“Nel momento in cui Zamparini manda tutti al diavolo e chiude definitivamente il capitolo Defrel, ho il dovere di fare gli interessi del Cesena. In società si valuta l’offerta del Sassuolo, pur con l’amarezza di non avere chiuso coi rosanero, e via via si giunge a un accordo. Tutte le parti in causa entrano in sintonia e si chiude per il passaggio in neroverde. Sia chiaro, io ho preso meno soldi rispetto a quelli che mi dava il Palermo. Da parte mia non c’è stato alcun gioco al rialzo”.
E con Zamparini non è riuscito a chiarirsi? Neppure una telefonata?
“Inizialmente non mi aveva neppure risposto al telefono. Poi abbiamo avuto uno scambio di sms. Ho deciso di richiamarlo e finalmente abbiamo avuto modo di parlare. Mi ha chiesto di lasciare perdere questa storia, che le sue sono state parole dette in un momento così, di stizza. Io ho voluto chiarire tutto sino in fondo e gli ho ribadito la mia posizione. Il mio modo di lavorare è assolutamente professionale, ma non ho mai nascosto il rapporto di stima e amicizia con Zamparini”.
E proprio sulla base di questo rapporto, si stava provando a costruire un ritorno di Rino Foschi a Palermo. O sbaglio?
“È vero, da circa sei mesi si lavora a questo tipo di situazione. Io a Palermo ho lasciato un pezzo di cuore, il mio legame viscerale con i colori rosanero non si è mai interrotto. Ma ogni volta che il direttore Foschi si riavvicina al Palermo c’è qualcuno, da qualche tempo vicino a Zamparini, che prova a mettere strane idee in testa al presidente. Evidentemente ha interesse a fare in questo modo, non vedo altra possibile spiegazione”.
Un ritorno che poteva concretizzarsi già a fine settembre, magari…
“Può darsi, forse (ride, ndr). Non ha senso parlare di queste cose adesso. La mia porta resta sempre aperta, però non si può e non si deve pensare che il sottoscritto abbia interesse a giocare al rialzo: non sono quel tipo di persona. E comunque questa mia situazione non è legata all’operazione Defrel, per la quale ho lavorato in modo onesto e professionale sia nei riguardi del Palermo sia nei confronti del Cesena. Poi le cose sono andate in un certo modo, e sono il primo a esserne dispiaciuto”.