Marco Amelia vuole battere la Roma. Uno dice: dove sta la notizia? In effetti non c’è. Trattasi di un legittimo desiderio da giocatore del Palermo che – smaltito l’infortunio – si prepara ad affrontare i giallorossi al “Barbera”. Ma i meandri della psicologia sono assai più sottili. Amelia, il portiere che ammalia, viene dalle giovanili della Lupa ed è romanista fino al midollo. Sabato calcherà il campo contro la sua famiglia calcistica, contro il clan tribale e pallonaro di provenienza. Contro se stesso.
Di solito, in casi del genere, lo struggimento della lontananza si moltiplica in gocce di rabbia sportiva. L’agonismo cerca un’appropriata rivincita contro le origini e il ripudio. Se non indossi una maglia amata, tenti di sconfiggerla sul prato dei sogni. Pure per Marco Amelia è così. Zapping di dichiarazioni tra siti e conferenza stampa. A cominciare dalle condizioni fisiche. “Adesso sto bene da due giorni mi alleno tranquillamente e sono in forma più che mai”, è l’incipit del portierone che ha superato i guai alla schiena e sarà regolarmente tra gli undici, dopo il forfait in nazionale. “In serie A – aggiunge il portiere – non esistono partite facili, specie se di fronte hai la Roma che è tra le migliori formazioni del torneo. Loro hanno dei giocatori importanti, ma noi abbiamo tantissima voglia di riscattarci dopo il passo falso di Udine e così, se i giallorossi vorranno fare bene dovranno vendere cara la pelle. Noi questa partita vogliamo vincerla, sarà importante restare uniti, aiutarci a vicenda, insieme anche ai compagni che siederanno in panchina, perché questo è uno dei segreti di una formazione”. Ricetta classica che sarebbe la panacea di tutti i mali per lo scricchiolante vascello rosa. Una vittoria corroborante, potrebbe rimettere in carreggiata le aspettative dei tifosi, per schiarire le nuvole che hanno oscurato la serenità in casa rosanero, dopo un avvio esanime. Poi, la lingua batte dove l’antica passione duole.
“Tutti sanno – insiste Amelia – che la mia fede calcistica è per la Roma, ma io sono un giocatore del Palermo. Abbiamo tanta voglia di conquistare i primi tre punti del campionato, poi alla fine della partita, magari inizierò a prendere in giro i miei amici di Roma e i miei familiari”. I precedenti sono positivi: “Ancora non mi hanno perdonato l’uno a uno dello scorso campionato all’Olimpico quando difendevo la porta del Livorno, pareggio che complicò alla Roma la corsa verso lo scudetto”. Complicò è un eufemismo. Nei fatti l’azzerò.
Segue a ruota Fabrizio Miccoli con qualche frase riportata dalle agenzie. Si parte da una domanda retorica. “Quanto perde la Roma senza Totti? Tanto. La Roma ha tantissime soluzioni – continua il Romario del Salento – ma il capitano è una figura fondamentale. Da avversario sinceramente preferisco non vederlo in campo perché so quanto può dare”.
L’armata di Ballardini, dunque, si rincuora per bocca di due grossi calibri alla vigilia della partita. Sabato sarà già un bivio tra la speranza della risalita e la paura dell’abisso.
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