Un lettera per denunciare la situazione della gestione dei rifiuti in Sicilia, criticare le scelte del governo nazionale e indicare nei termovalorizzatori l’unica versa soluzione dei problemi. A scriverla è Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva al Senato.
Nella lettera indirizzata al ministro dell’Ambiente Sergio Costa si legge: “Le scrivo per informarla che in Sicilia ci sono più discariche (fra attive e dismesse da bonificare) che comuni: 553 contro 390. L’isola ‘vanta’ cinque milioni di metri quadrati di discariche, la superficie equivalente a 700 campi di calcio. Ne ho visitate personalmente parecchie, sversano percolato e sostanze inquinanti nel suolo e nelle falde acquifere. E quando ho letto, nella lettera che lei ha inviato al presidente della regione Musumeci: ‘è necessario avviare un percorso di gestione dei rifiuti votato alla sostenibilità e allo sviluppo di soluzioni alternative alla tradizionale termovalorizzazione’, ho riso ma mi veniva terribilmente da piangere”.
“Dai numeri che ho fornito sulle discariche e dall’assenza assoluta di impianti direi che definire ‘tradizionali’ gli impianti di termovalorizzazione dei rifiuti mi sembra a dir poco un eufemismo – prosegue Faraone -. Mi considero un ambientalista convinto e credo che l’emergenza più grande sia quella di chiudere e bonificare al più presto questa bomba ambientale rappresentata dalle discariche. Ma si sa, ambientalismo in questo paese fa rima con immobilismo, con fanatismo, quindi mi rendo conto che il mio verde è un po’ più sbiadito”.
Quindi un altro riferimento alle parole usate da Costa per rivolgersi a Musumeci: “Poi la sua lettera continua: ‘con tale prospettiva rimango in attesa di poter ricevere ulteriori aggiornamenti sullo stato del processo…’. Lei , ministro, appare per dire cosa non si deve fare, scompare quando dovrebbe suggerire una strada da percorrere. Lei dimentica che nel 2016, in conferenza Stato-Regioni fu applicato l’articolo 35 dello Sblocca Italia, interrompendo il principio dell’autosufficienza dello smaltimento dei rifiuti a livello regionale a favore di una visione nazionale della gestione dei rifiuti”.
Secondo Faraone, il ministro “non può chiedere alle regioni di risolversi il problema, deve offrire una soluzione . E a questo proposito sa quali sono le regioni virtuose nella gestione dei rifiuti nel nostro paese? Sono 7 su 20 quelle che sono riuscite a superare l’obiettivo europeo del 65% di differenziata e recupero: Veneto 73,8%, Trentino Alto Adige 72,5%, Lombardia 70,7 %, Marche 68,6%, Emilia Romagna 67,3%, Sardegna 67%, Friuli Venezia Giulia 66,6% (Report Ispra 2019). Bene, saprà anche che in queste regioni gli impianti ci sono e funzionano alla grande, ivi compresi i termovalorizzatori. La dimostrazione che anche se in Sicilia riuscissimo ad arrivare a quelle percentuali, nel 2019 siamo al 29,59% ahimè, avremmo comunque bisogno di impianti. Avremmo comunque bisogno di valorizzare e gestire una quota di rifiuto pari al 25%. La dotazione impiantistica deve essere efficiente e a bassissime emissioni, deve valorizzare il rifiuto in tutte le sue parti. Non tutto il differenziato si riesce a recuperare, pertanto è legittimo, oltre che utile ed ecosostenibile, ritenere opportuna anche la valorizzazione energetica di quelle frazioni che non possono essere più recuperate”.
“Negare la termovalorizzazione significa essere luddisti, significa favorire l’utilizzo delle discariche e far esportare a prezzi salatissimi i rifiuti in altre regioni (6,5 milioni di tonnellate di rifiuti urbani) e all’estero (500 Mila tonnellate l’anno), con il risultato che I siciliani pagano ed altri si arricchiscono. Significa strade sporche e tasse sui rifiuti alle stelle – si legge ancora nella lettera di Faraone -. Infine un’ultima considerazione, lei signor Ministro definisce sospetta la richiesta di realizzazione degli impianti, il gioco non vale la candela, infatti per un’autorizzazione ci vogliono dai 5 ai 7 anni, mentre i tempi di ammortamento dell’impianto li stima in 20 anni! Quindi qualcuno vuole fare affari. Intanto la informo che molti affari in Sicilia si sono fatti con il “sistema delle discariche”, basta leggere la cronaca quotidiana per saperlo. Poi mi chiedo: perché ci devono volere tutti questi anni per le autorizzazioni visto che si tratta di impianti conosciuti e che in tutti i Paesi europei vengono sbloccati in tempi infinitamente più brevi? Non è nella burocrazia e nelle infinite forme di mediazione che si annida il malaffare? E poi, basta con questa storia che ogni volta che si deve realizzare qualcosa non si fa per il rischio corruzione e mafia. Uno stato democratico può dirsi tale se è in grado di fare e contestualmente arginare fenomeni criminogeni. Noi apprezziamo la lotta contro l’illegalità che lei ha intrapreso e la sosteniamo. Ci permetta però di sottolineare che quando avremo colmato il gap fra domanda di trattamento e offerta di impianti in regola, tutti gli impianti da quelli per il riciclo alla termocombustione alle discariche, avremo inevitabilmente ridotto lo spazio per traffici clandestini come ha autorevolmente ricordato il Procuratore Nazionale Antimafia nella sua relazione”.