PALERMO – La Reset va avanti sulla cassa integrazione per quasi mille dei suoi lavoratori. Oggi la società consortile del comune di Palermo ha incontrato le organizzazioni sindacali che si sono dichiarate tutte contrarie, anche se questo (leggi alla mano) non basta per fermare la richiesta di accesso al Fis (Fondo di integrazione salariale) per 979 dipendenti su 1344.
L’ammortizzatore sociale sarà a rotazione e riguarderà verde, pulizie e custodia. “L’esame di oggi si è concluso negativamente – dice Salvo Barone del sindacato Asia – Tutte le organizzazioni si sono opposte sia sotto il profilo politico che tecnico: l’ammortizzatore è concesso esclusivamente per problemi legati all’epidemia e non perché il Comune non ha adeguato il contratto di servizio. I lavoratori vedranno ridursi la propria retribuzione e la città godrà di meno servizi per un problema che è economico e non sanitario, con il sindaco Leoluca Orlando che resta in silenzio. A questo punto non rimane che sperare che si compensi la perdita economica con misure di welfare e già oggi abbiamo registrato la disponibilità a un incontro; confidiamo nel consiglio comunale, visto che la giunta tace, perché si blocchi la cassa integrazione, non si può fare sempre cassa sulle spalle dei lavoratori”.
“La società – dice l’amministratore unico Antonio Perniciaro – in data odierna ha incontrato le rappresentanze sindacali per esperire l’esame congiunto propedeutico all’avvio dell’ammortizzatore sociale. I lavoratori complessivi della società ad oggi sono 1344 e di questi 979 saranno interessati dal TIS prevalentemente a rotazione (una settimana di sospensione dal lavoro e due di attività lavorative). Il periodo previsto è dal 26 ottobre al 31 dicembre. Nel corso dell’incontro, così come nella informativa, la società ha chiarito la stretta correlazione esistente tra l’emergenza sanitaria in atto e la necessità della Re.Se.T. di accedere agli ammortizzatori sociali previsti dal Governo Nazionale e già ampiamente utilizzati, oltre che in ambito nazionale, anche in altre società partecipate del Comune di Palermo. Va sottolineato che la Re.Se.T. che si trova nel sesto esercizio, dalla sua costituzione, ha sempre tenuto i conti aziendali in perfetto ordine e non ha mai fatto ricorso ad ammortizzatori sociali pur nelle situazioni di difficoltà incontrate.Gli obiettivi che si pone la società con il percorso avviato sono quindi: salvaguardia della salute e sicurezza dei lavoratori con articolazione del lavoro tale da ridurre la presenza sui posti di lavoro e conseguentemente i rischi di contagio da COVID 19; mantenimento della continuità aziendale a garanzia della stabilità occupazionale; garanzia del livello minimo indispensabile dei servizi al socio di maggioranza privilegiando naturalmente i servizi più critici. L’incontro si è concluso con esito negativo ma la società, come previsto dalla normativa vigente, procederà unilateralmente nel prosieguo dell’iter stabilito”.
Oggi il tema Reset doveva essere anche oggetto di un incontro alla Terza commissione di Sala delle Lapidi, “ma né la società né l’amministrazione comunale si sono presentati”, dice il consigliere Massimiliano Giaconia. “Un motivo di grande imbarazzo – dice il consigliere – in particolare per noi componenti della commissione Partecipate, mossi dalla volontà di trovare una soluzione insieme all’amministrazione. Ecco perché la commissione all’unanimità ha chiesto al presidente del consiglio comunale e ai capigruppo di dedicare una seduta ad hoc alla vicenda Reset, invitando nel frattempo la società a sospendere le procedure”.
A chiedere una seduta ad hoc di Sala delle Lapidi sono Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Diventerà Bellissima e Udc. “La decisione della società è grave e allarmante – dicono i capigruppo Francesco Scarpinato, Giulio Tantillo, Igor Gelarda, Claudio Volante e Sabrina Figuccia e la consigliera del Mistro Marianna Caronia – ma è frutto delle scelte miopi dell’amministrazione comunale. La città vedrà ridotti i servizi e i dipendenti, già a 34 ore settimanali, subiranno un’ulteriore riduzione delle retribuzioni, proprio mentre la crisi incombe e bisogna invece stimolare la ripresa economica. Il centrodestra chiede in modo compatto la convocazione di una seduta del consiglio comunale sulla vicenda, alla presenza dell’amministratore unico e della giunta: non resteremo in silenzio di fronte a questo scempio”.
“Fratelli d’Italia aveva già chiesto di discutere in Aula della delicata situazione di Rap e di Amat – dice Scarpinato – a cui ora si aggiunge anche Reset: il sistema delle partecipate va reso efficiente e produttivo, nella consapevolezza che ormai, con il bilancio consolidato, il fallimento anche di una sola azienda metterebbe a rischio la tenuta dei conti di tutto il Comune. Il centrodestra, anche in vista del 2022, riparte dai problemi e dai temi concreti, lasciando ad altri il chiacchiericcio sui nomi”.
“Ritengo deprecabile la condotta ingannevole di questa amministrazione e del sindaco che, dopo avere illuso i lavoratori con false speranze e continui rinvii, li mette in cassa integrazione presumibilmente a partire da lunedì – dice Concetta Amella del M5s – Disattesi gli impegni assunti con l’accordo del 2014 e con quello del novembre 2017 che prevedeva l’aumento dell’orario contrattuale a 36 ore settimanali di tutti i lavoratori, l’attivazione del buono pasto giornaliero e della welfare-card. Fallita la ricognizione di nuovi servizi da affidare alla consortile, tanto sbandierata a maggio da Giambrone e Marino e che avrebbe scongiurato il ricorso alla procedura in questione. A preoccupare non è soltanto la mancanza di servizi essenziali, ma la pesante ricaduta sociale ed economica che si ripercuoterebbe sui dipendenti e sulle loro famiglie che vedrebbero drasticamente ridotte le loro entrate”.
“In qualità di Capogruppo Pd al Consiglio Comunale ho chiesto un incontro per individuare percorsi alternativi alla cassa integrazione per i lavoratori Reset – dice Rosario Arcoleo – come la mobilità interaziendale, l’attivazione di progetti di servizi per la collettività e l’assegnazione in bilancio delle necessarie risorse economiche”.
“Chiediamo all’Amministrazione comunale di intervenire subito perfermare la cassa integrazione per oltre 900 lavoratori della Reset: specie in un momento difficile come questo, non è pensabile tagliare iservizi ai palermitani e i salari ai dipendenti. Bisogna trovaresoluzioni alternative per rimettere in equilibrio i conti dellasocietà, senza che a pagarne il prezzo siano i lavoratori”. Lo dice ilcapogruppo di Italia Viva al consiglio comunale di Palermo DarioChinnici.
“L’ipotesi di cassa integrazione per 979 dipendenti su 1344 della Reset è paradossale per una grande città quale è Palermo”. Lo scrive in una nota il consigliere comunale e segretario cittadino di Forza Italia, Andrea Mineo. “L’azienda – prosegue – svolge servizi di primaria importanza, a costo zero, di sanificazione dei locali pubblici, necessari in questo periodo di emergenza Covid 19, oltre a garantire i servizi di verde, pulizia e custodia. Tutti servizi che non possono essere garantiti con una decimazione della forza lavoro. Ribadiamo la richiesta già avanzata di una seduta ad hoc del Consiglio comunale per vagliare con la massima attenzione questa vicenda che non potrà e non dovrà di certo passare sotto silenzio. I dipendenti – prosegue Mineo – che si trovano già a 34 ore non possono perdere ulteriormente altri soldi in busta paga in un momento di crisi attuale, e contestualmente la città non può vedere ridotti i servizi fondamentali che questa azienda svolge. Il Comune aveva assunto l’impegno di implementare con ulteriori 4 milioni di euro il monte ore dei dipendenti Reset per trasformali da part time in full time. Ci opporremo – conclude l’esponente azzurro – in tutte le sedi a questa scelta discutibile e scellerata”.