PALERMO – Tre testimoni citati dalla difesa raccontano una verità diversa rispetto a quella sostenuta dall’accusa al processo che vede Pietro Seggio imputato per l’omicidio di Francesco Manzella.
Manzella fu assassinato nei pressi del carcere Pagliarelli. Vantava un credito nei confronti di Seggio. Lo riforniva di droga e per mettere a tacere le sue pretese l’imputato lo avrebbe ucciso in via Gaetano Costa, la stradina che sovrasta lo scorrimento veloce Palermo-Sciacca. Qui avrebbe esploso l’unico colpo di pistola che ha ucciso Manzella, raggiunto alla tempia.
Gli avvocati Giovanni Castronovo e Simona La Verde hanno chiesto la convocazione di Marco Zappulla e Antonina Seggio, nipote e sorella dell’imputato, e di Salvatore Lopez che aiutava i clienti a parcheggiare nella pizzeria che Seggio gestiva con i suoi familiari a Borgo Molara.
La difesa ha cercato di minare la ricostruzione del movente. Il debito di 700 euro di cui si parla non erano legati droga (che Seggio pagava puntualmente), ma la cifra che Seggio doveva a Manzella per sdebitarsi di un favore. La vittima lo aveva aiutato a incassare l’indennizzo di un’assicurazione simulando un finto incidente. Gli aveva già restituito 1.300 euro dei duemila pattuiti.
Altro tema: dalle immagini di alcune telecamere piazzate lungo la strada gli investigatori ritengono di avere immortalato Seggio al volante di una Fiat Panda di colore bronzo mentre raggiungeva il luogo dove fu commesso l’omicidio. Il legale è sicuro di poter dimostrare, dopo avere fatto una visura al Pra, che nel quartiere circolavano altre macchine di uguale modello e colore.
La sorella ha poi raccontato che la Panda, di cui lei è intestataria, aveva un problema alla frizione che ne impediva l’utilizzo. Un problema che, sostiene il legale, può ancora essere verificato visto che la macchina è sotto sequestro.
Infine, a proposito della sorella, ci sono altri due gli episodi che la riguardano. Il primo: in una intercettazione telefonica subito il delitto parlava con una zia del fatto che il fratello la sera del delitto fosse in compagnia di una donna di nome Emanuela. Una donna di cui lo stesso imputato ha parlato nel corso dell’esame, ma di cui ha detto di non volere svelare l’identità.
Il secondo episodio riguarda una telefonata che fece Seggio alla sorella per dirle di utilizzare dei salumi. Secondo l’accusa, era un messaggio per chiederle di fare sparire l’arma del delitto, tanto che la donna è accusata per il reato. Antonina Seggio ha invece ribattuto che si trattava davvero di salumi che, visto il giorno di chiusura della pizzeria, come era accaduto altre volte, avrebbe utilizzato nel suo negozio di gastronomia per evitare di sprecare la merce.