PALERMO – Oltre 51 milioni di euro non pagati solo nel 2019, di cui più della metà da negozi e aziende tra cui spiccano anche banche, ospedali e case di riposo, mentre sul fronte delle famiglie la “palma” va al centro storico dove gli omessi pagamenti pro capite arrivano a oltre 80 euro per abitante. L’evasione a Palermo fa segnare sempre numeri record, ma stavolta le cifre hanno anche un altro significato: il Comune è infatti pronto, al termine della pandemia, a far scattare le durissime sanzioni contro i ‘furbetti’ delle tasse, Tari in testa.
Il sindaco Orlando ha chiesto al consiglio comunale di rinviare il pugno duro al termine dello stato di emergenza, ma ha anche precisato che non sarà un ‘liberi tutti’: le nuove regole sulle attività commerciali, votate da Sala delle Lapidi lo scorso ottobre, entreranno comunque in vigore e per i negozianti saranno dolori. Basterà avere un debito di mille euro e non pagare, neanche a rate, per vedersi abbassare le saracinesche fino ad arrivare anche alla revoca della licenza. Il rischio era che le sanzioni partissero subito in piena pandemia e con la crisi, anche se le cifre di riferimento sarebbero state quelle del 2019, ma l’effetto sarebbe stato comunque dirompente e così il Professore ha preferito rimandare.
Una scelta non priva di conseguenze, visto lo stato disastroso dei conti comunali e un previsionale 2021 per il quale mancano all’appello circa 15 milioni, ma il sindaco ha scelto di parare il colpo (Forza Italia era già andata all’attacco) e provare a non esacerbare gli animi in città.
Tra i ‘furbetti’ anche case di riposo e un ospedale
Finita la pandemia, però, la macchina si rimetterà in moto e i numeri parlano chiaro: saranno in tanti, anzi in tantissimi, a dover pagare per evitare la chiusura (sempre che non sia arrivata prima la crisi). Prendendo in esame la sola Tari del 2019, viene fuori un ammanco da 51,4 milioni di euro di cui 29 a carico di 121 mila famiglie e il resto delle utenze non domestiche: 7.512 mancati pagamenti sono di negozi di abbigliamento, librerie e ferramenta per un totale di 3,7 milioni, quasi 500 euro a negozio; 6.473 mancati pagamenti su autorimesse e magazzini (quasi 2 milioni di euro); 6.196 uffici che non hanno versato 4,7 milioni (721 euro ciascuno). Ma scorrendo la lista saltano agli occhi anche 14 stabilimenti balneari (95 mila euro), 66 alberghi con ristorante (419 mila euro), 1.165 ristoranti e pizzerie (3,6 milioni), 1.236 bar (1,5 milioni), 1.544 alimentari (1,9 milioni), 183 tabacchi ed edicole, 1.730 attività artigianali, 456 autosaloni, 87 campeggi e pompe di benzina, 14 lidi balneari, 316 officine, 384 fruttivendoli, 18 cinema e teatri. Ma salta all’occhio anche qualche curiosità: tra chi non ha pagato la Tari ci sono anche un ospedale (2.551 euro), 11 tra banche e studi professionali, 652 tra associazioni e luoghi di culto e 245 case di riposo.
La mappa dei quartieri
Rimanendo sulle utenze non domestiche, alcuni numeri saltano all’occhio: c’è l’autosalone di Villa Tasca che deve pagare 61 mila euro, la banca del Borgo Vecchio che ne deve quasi 14 mila, l’ipermercato di Altarello che ha un debito di quasi 13.500 euro, l’albergo in zona Sampolo che arriva a 12 mila, il ristorante a Boccadifalco con 16.600 euro e il lido di Settecannoli con quasi 15 mila.
Passiamo alle famiglie. Prendendo in esame gli omessi versamenti per quartiere e spalmandoli sugli abitanti, viene fuori che il vero buco nero è in centro storico: qui ogni palermitano si ritrova un omesso pagamento che oscilla sugli 80 euro. Al Borgo Vecchio, in via Oreto vecchia, allo Zen e in corso dei Mille si scende a 60, sui 50 euro invece Ciaculli, Brancaccio, Zisa, Olivuzza e Partana Mondello; quota 40 per Tommaso Natale, Cruillas, Borgo Nuovo, Settecannoli, Guadagna e Chiavelli. Il valore più basso è invece a Vergine Maria con 25 euro pro capite.
Il regolamento
Le sanzioni, come detto, sono durissime. Il Comune scriverà a chi non risulta in linea con i versamenti per chiedere di regolarizzare il tutto, anche a rate mensili: fino a due anni da 3 a 6 mila euro; fino a tre anni da 6 a 15 mila euro; fino a quattro anni per importi superiori a 15 mila euro. Altri due anni con una garanzia fideiussoria. È possibile chiedere la rateizzazione contemporanea di più atti, purché tutti attinenti al medesimo tributo e della medesima tipologia. In caso contrario, scatteranno le chiusure temporanee fino ad arrivare alla revoca delle licenze.