CATANIA – I carabinieri di Biancavilla lo hanno arrestato qualche giorno fa. Alfio Cardillo, 77 anni, è finito in una cella del carcere di Bicocca. L’anziano deve scontare una condanna a 5 anni e 8 mesi (ne restano da scontare un po’ più di quattro, ndr) diventata definitiva dopo la sentenza della Cassazione che ha dichiarato inammissibile il ricorso. Il verdetto della Suprema Corte chiude il processo scaturito dall’inchiesta Garden della Squadra Mobile che nel 2014 ha fermato una guerra di mafia intestina al clan Toscano-Tomasello-Mazzaglia. A casa di Alfio Cardillo, infatti i poliziotti fermano il figlio Vincenzo – condannato in appello a 15 anni di reclusione – con una pistola con il colpo in canna. Nei confronti di Cardillo jr la Cassazione ha disposto l’annullamento con rinvio limitatamente al riconoscimento della continuazione con una sentenza del 2010 in merito ad alcuni reati contestati. Si dovrà dunque fare un ricalcolo della pena. Per Salvatore Gioco – condannato a 13 anni in appello – gli ermellini hanno annullato con rinvio solamente per il reato di detenzione di armi. Invece è stato rigettato il ricorso di Riccardo Salvatore Cantone e Placido Toscano, rispettivamente condannati in seconda grado a 14 e 13 anni.
Tra il 2013 e il 2014 tra Adrano e Biancavilla si è consumata una faida sanguinaria. In poco meno di quattro mesi sono stati uccisi Alfredo Maglia, Agatino Bivona e Nicola Gioco. Il primo aveva preso le redini del clan a livello operativo, visto che le direttive le avrebbe date sempre il capomafia Placido Tomasello, condannato all’ergastolo. Il boss grazie alle telefonate settimanali ai parenti sarebbe riuscito a comunicare con i suoi sodali. Ed è infatti lui a dare lo scettro di comando del clan al nipote di Maglia, Nicola Gioco, ammazzato il 15 gennaio 2014. Due giorni prima i sicari hanno crivellato Bivona, vicinissimo ai fratelli Amoroso. Che erano in aperto contrasto con Maglia. La voglia di vendetta è stata fortissima. Le intercettazioni non hanno lasciato adito a dubbi agli investigatori che sono intervenuti a casa di Alfio Cardillo prima che accadesse il peggio. Nel bersaglio erano entrati Alfio Ambrogio Monforte (che sta affrontando un processo proprio per l’omicidio Maglia) e Vito Amoroso. Nell’abitazione del 70enne i poliziotti hanno trovato, nascosti sotto un forno in pietra, armi micidiali. Tutto pronto per uccidere.