Il Consiglio superiore della magistratura difende la propria scelta e propone ricorso al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio che ha annullato la nomina di Michele Prestipino a capo della Procura di Roma.
Il Tribunale amministrativo aveva accolto i ricorsi del procuratore generale di Firenze Marcello Viola e del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi.
Ora il Csm propone al Plenum di invitare l’avvocatura generale dello Stato a fare appello e a chiedere la sospensione cautelare degli effetti della sentenza.
Secondo il Csm, che prende in esame il provvedimento che riguarda Viola. “la sentenza del giudice amministrativo appare erronea, contraddittoria ed illogica, emergendo dunque una pluralità di ragioni per le quali si ritiene che la stessa debba essere impugnata.
Prestipino fu nominato procuratore il 4 marzo dell’anno scorso, mentre il 26 maggio del 2019 il Csm aveva favorito Viola. Una proposta di nomina quest’ultima che, dopo l’esplosione dello scandalo Palamara, nn fu pià avanzata. Palamara parlava della nomina di Viola a cena con i deputati del Pd Luca Lotti e di Italia viva Cosimo Maria Ferri e con altri cinque componenti del Csm in carica. Viola, però, non aveva alcun ruolo, piuttosto finì per essere vittima.
Nell’ordinanza che nelle scorse settimane accolse il ricorso di Marcello Viola, assistito dagli avvocati Girolamo Rubino e Giuseppe Impiduglia, i giudici del Tar del Lazio scrivevano che la procedura di conferimento dell’incarico direttivo a Prestipino sarebbe “stata viziata a monte dalla carenza di motivazione” nell’escludere Viola, “già oggetto della precedente proposta”.
Viola, a differenza di Prestipino, aveva svolto incarichi direttivi guidando la Procura di Trapani, mentre Prestipino solo semidirettivi visto che era stato procuratore aggiunto e vice di Giuseppe Pignatone a Roma.
Viola avrebbe dovuto essere riproposto “non essendo emerso dalle indagini della procura di Perugia alcun suo coinvolgimento e non essendo stato destinatario di alcun provvedimento di natura disciplinare o penale”.
Il Csm scrive ora che “il giudice amministrativo mostra, infatti, di non avere compreso quanto è chiaramente scritto in delibera, ovvero che il dottore Prestipino è risultato destinatario di una proposta di conferimento
dell’incarico di cui si discute, che ha poi riscosso la maggioranza dei voti in Plenum, in ragione della sua prevalenza sotto il profilo del merito e delle attitudini anche sul dottore Viola”.
Ed ancora: “Il fatto di non essere stato destinatario di una nuova proposta da parte della Commissione non abbia affatto precluso al magistrato di essere compiutamente valutato ai fini del conferimento del posto in questione: il contenuto della decisione consiliare mostra l’approfondimento della comparazione espletata dal Consiglio nel caso di specie e l’avvenuta compiuta ed esaustiva ponderazione di tutti i profili curriculari del dottore Viola”.
Secondo il Csm, bisogna presentare appello anche perché “data l’entità e la delicatezza degli affari gravanti sul predetto ufficio giudiziario è infatti particolarmente opportuno garantire continuità all’attività di direzione e organizzativa del dirigente, che sarebbe preclusa ove non fosse concessa la sospensione degli effetti della impugnanda sentenza”.