Chi è Francesco Lo Voi, magistrato che indaga su Meloni

L’attacco della premier: chi è Lo Voi, il magistrato che indaga su Meloni

Francesco Lo Voi, procuratore di Roma
L'inchiesta nasce dalla denuncia dell'avvocato dei pentiti di mafia

PALERMO – “La notizia di oggi è questa: il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino Almasri”, le parole della premier Giorgia Meloni chiamando direttamente in causa il magistrato.

Francesco Lo Voi, dal 21 dicembre a Roma

Lo Voi, palermitano, 68 anni, è capo dei pubblici ministeri romani dal dicembre 2021. Al plenum del Consiglio superiore della magistratura ottenne 19 voti, solo due le preferenze andarono all’altro candidato proposto dalla commissione, l’allora procuratore generale di Firenze Marcello Viola che oggi è procuratore a Milano. Tre furono gli astenuti.

Lo Voi prese il posto di Michele Prestipino, la cui nomina, deliberata dal Csm il 4 marzo del 2020, era stata annullata dal Consiglio di Stato.

Ex capo dei pm di Palermo

Prima di Roma aveva guidato la Procura di Palermo. Nominato, a sorpresa, nel dicembre del 2014, fu preferito a due candidati di peso: l’allora procuratore di Caltanissetta Sergio Lari e l’allora procuratore di Messina, Guido Lo Forte (inutile il loro ricorso al Tar).

Quella volta Lo Voi aveva ottenuto i voti, oltre che della corrente di magistratura indipendente, di cui fa parte, anche della laica di Forza Italia Maria Elisabetta Alberti Casellati, che poi divenne presidente del Senato. Non solo: aveva guadagnato anche le preferenze dei consiglieri del centrodestra e dei laici del Pd.

La carriera di Francesco Lo Voi

Entrato in magistratura dal maggio 1981, Lo Voi ha iniziato la carriera come pretore a Sanluri (Cagliari). Nel 1984 è stato giudice a Caltanissetta, poi pretore a Palermo dove dal 1990 è diventato sostituto procuratore e nel 1997 sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello.

Ha fatto parte della Dda fin dalla sua costituzione, ha lavorato con Giovanni Falcone e con Paolo Borsellino ed ha rappresentato l’accusa in numerosi processi di mafia con imputati i fratelli Salvo, potenti esattori di Cosa Nostra, boss del calibro di Leoluca Bagarella e Giovanni Brusca, gli esecutori e i mandanti dell’omicidio di padre Pino Puglisi, il parroco ucciso nel settembre del 1993 dai mafiosi di Brancaccio.

Dal 2002 al 2006 è stato consigliere del Csm. Poi il ritorno a Palermo come sostituto procuratore generale, ruolo che nel 2007 è andato a ricoprire in Cassazione. Nel 2010 la nomina a rappresentante dell’Italia a Eurojust, su indicazione dell’allora ministro Angelino Alfano.

“I distinti ossequi” e la frecciata di Meloni

Durante la sua reggenza la Procura di Palermo ha messo sotto inchiesta Matteo Salvini nel processo Open Arms che si è chiuso con l’assoluzione del ministro. Ed è a questo che ha fatto riferimento oggi Giorgia Meloni. Una frecciata la sua, e dire che la comunicazione della iscrizione nel registro degli indagati si concludeva con la frase scritta a mano da Lo Voi: “Porgo distinti ossequi”.

La denuncia dell’avvocato dei pentiti

Il procedimento che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati della premier, i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e il sottosegretario Alfredo Mantovano, nasce da un esposto presentato dall’avvocato Luigi Li Gotti in cui si ipotizzano i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del generale libico Almasri.

Che Lo Voi abbia aperto un fascicolo è al momento un atto dovuto. Ora la Procura romana dovrà fare le sue valutazioni.

Anche Li Gotti è un personaggio noto. “Ex politico di sinistra molto vicino a Romano Prodi conosciuto per avere difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”, ha ricordato Giorgia Meloni.


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