Il narcotrafficante sparito: l'incontro in carcere con Nizza - Live Sicilia

Il narcotrafficante sparito: l’incontro in carcere con Nizza

Nelle carte dell'inchiesta Cocorito compare il nome dell'albanese Moisi Habilaj, latitante da gennaio. Un'intercettazione svela i suoi legami criminali.
IL BLITZ DELLA GUARDIA DI FINANZA
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CATANIA – Moisi Habilaj è latitante da gennaio. Uno dei trafficanti di droga albanesi più importanti nella scena criminale internazionale ha fatto perdere le sue tracce un sabato d’inverno. I carabinieri sono andati nella casa di San Michele di Ganzaria dove era sottoposto agli arresti domiciliari e non lo hanno trovato. Immediatamente è stata inviata una segnalazione alla Procura Generale e alla Corte d’Appello di Catania, che accogliendo l’istanza dei difensori l’estate scorsa aveva concesso la misura alternativa al carcere. Qualche mese fa, inoltre, è arrivata la condanna di secondo grado a 15 anni di reclusione. In realtà la Corte ha confermato quanto deciso dal tribunale al termine del processo di primo grado frutto dell’inchiesta Rosa dei Venti. Inchiesta della Guardia Finanza che aveva fermato un milionario traffico di marijuana dai Balcani a Catania via mare. Habilaj, cugino di un ex ministro albanese, inoltre avrebbe potuto contare su ‘coperture istituzionali’ del governo di Tirana. 

Il nome del trafficante albanese è finito nelle carte giudiziarie dell’inchiesta Cocorito che nei giorni scorsi ha smantellato due cartelli del narcotraffico composti da colombiani ed albanesi. Una cimice piazzata in una Bmw ha immortalato un dialogo tra i due indagati Indrit Karafili e Julian Hoxhaj e un catanese (identificato in Angelo Cutugno, ndr) che porterebbe a comprendere i legali e gli intrecci criminali che il trafficante – chiamato Mosè – avrebbe stretto in Sicilia. Nel carcere di Bicocca, in particolare, Moisi avrebbe conosciuto il figlio di Giovanni Nizza (detto Banana). Natale, meglio conosciuto come Natalino, è anche nipote di Andrea, Daniele e Salvatore. Oltre all’ex uomo d’onore, oggi pentito, Fabrizio Nizza. Il giovane rampollo della famiglia inserita in Cosa nostra catanese avrebbe aiutato Habilaj (mantenendolo, ndr) in un momento di difficoltà, quando dopo il suo arresto sarebbe stato abbandonato da Antonio Riela e Sebastiano Sardo (‘occhiolino, poi diventato collaboratore di giustizia). 

“…quando hanno arrestato a Mosè quello con cui hanno arrestato Mosè e che l’ha fatto arrestare … lo ha abbandonato là … lasciato là … senza soldi … perché non arrivavano soldi … vestiti … Natalino gli ha dato soldi … vestiti … e quando sono arrivati i soldi a Mosè … subito Mosè gli ha comprato il completino della Juve a Natalino……quello che hanno arrestato con Mosè … …Antonio Riela! … …hafatto… brutte cose hafatto per Mosè! … gli ha detto che non gli interessa … e Mosè si è irovato un pò in difficoltà … capito? … infatti quando poi gli hanno detto le cose a Mosè c’èrano cose che loro hanno fatto arrestare a Mosè! … “Occhiolino” adesso è pentito … “Occhiolino” e Antonio RIELA parlavano … capito? … pentito loro parlavano … capito? … e c’è scritto nelle carte pure il fratello di Mosè … però è indagato …… Natalino messaggia con il  figlio di Mosè … la seconda moglie di Mosè … viene qua … la poliziotta … la femmina diciamo … la seconda moglie… …viene una dall’Albania……Mosè sempre libretta piena di soldi … ci mette belli soldi a Mosè … adesso appena arriva il figlio di Mosè che ospita Natalino …”

Questa intercettazione potrebbe contenere anche input investigativi nella caccia al trafficante. 


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