Fabrizio Ferrandelli, le primarie di Palermo vanno fatte?
“Sì, noi come partito ci siamo già imposti, a partire dalla scorsa estate. A lanciare l’appello è stato Pippo Russo, mentre io mi sono occupato dell’organizzazione dell’assemblea, che si è tenuta nella seconda metà di novembre e alla quale hanno partecipato, oltre a Italia dei Valori, Sinistra ecologia e libertà, Rifondazione Comunista, i verdi, i movimenti. Da quell’assemblea abbiamo redatto un documento, attraverso il quale abbiamo deciso che le primarie di Palermo ci saranno e abbiamo anche ipotizzato una data”.
Quale?
“Potremmo farle già il prossimo 27 febbraio”.
E il Pd?
“Le forze di sinistra della città hanno deciso di concerto in quell’occasione che il Pd potrà partecipare alle primarie, a condizione che esca dal governo regionale”.
Come valuta l’operazione politica di Davide Faraone?
“Sono contento che si parli del tema delle primarie e che a parlarne sia un esponente del partito democratico, è segno di salute mentale”.
Lei si trova tra due fuochi in questa fase.
“In che senso?”.
Da una parte si parla tanto, nel centrosinistra cittadino, di dare spazio alle nuove generazioni, dall’altra resta l’ombra del gigante Leoluca Orlando, al quale lei è profondamente legato politicamente, che non ha ancora palesato se intende candidarsi a sindaco di Palermo o meno.
“Rispondo con molta sincerità: più che un’ombra a me sembra la luce del gigante. Io non appartengo alla categoria dei rottamatori, a quelli, cioè, che credono che basti la freschezza anagrafica per spazzare gli ‘anziani’ dalla scena politica. Al contrario, io credo che in questo momento di crisi Palermo abbia bisogno delle sue migliori energie per far rinascere la città, credo che Palermo abbia bisogno di Leoluca Orlando. Credo che Orlando ci debba essere nel processo di ricostruzione della città, a tempo debito si capirà in quale ruolo”.
Quindi nessuna contrapposizione tra lei e Orlando.
“Assolutamente, quando ci sarà da scegliere, il partito farà le sue valutazioni e sceglierà un nome che possa essere la sintesi di quelle valutazioni. Io so di avere un ruolo nel processo di ricostruzione di questa città. Ed è ovvio che ce l’abbia anche e soprattutto Orlando. Quindi quale dei due sia il nome alla fine, è certo che saremo protagonisti entrambi”.
È la prima volta che lei non esclude di poter essere candidato alle primarie.
“L’ha detto, non lo escludo. Il che non è neanche una conferma, dico soltanto che se il partito me lo chiederà, io sarò pronto”.
Qualora il nome fosse il suo, ci sarebbe una sorta di contrapposizione generazionale. Chi la spunterebbe tra Fabrizio Ferrandelli e Davide Faraone?
“Questo lo deciderà la gente”.
Oggi Live Sicilia apre con un fondo dal titolo provocatorio: “Vieni avanti cretino”. Detta in altri termini, chi subentrerà a Cammarata raccoglierà un’eredità complessa.
“È certo che chiunque prenderà le redini troverà una città distrutta. E aggiungo che in questo momento abbiamo una minima cognizione del disastro dell’era Cammarata, sia rispetto alla città che nel quadro delle società ex municipalizzate. Chi fa politica la fa per senso di responsabilità, sappiamo che raccoglieremo un’eredità difficile, ma spetta al centrosinistra risanare Palermo”.
Chiunque sarà il candidato espressione del centrodestra, riuscirà a discostare il suo nome dalla giunta Cammarata?
“Basti dire che un nome su tutti i papabili è quello di Vizzini, che della giunta Cammarata è stato anche assessore. Stavolta il centrodestra non può esimersi dalle sue responsabilità”.
Da dove bisognerà ripartire?
“Intanto chiunque dovrà ripartire da un’operazione di presenza all’interno del Consiglio, dell’amministrazione e della città tutta. È necessario che sia fatta un’operazione di verità, perché la gente deve sapere come è stata ridotta Palermo. E poi, a livello tecnico, i quattro punti da cui ripartire sono scuola, servizi sociali, lavoro, fondi europei”.
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