PALERMO – Pestato perché avrebbe mancato di rispetto al nuovo capomafia di Bagheria. I carabinieri hanno arrestato altre tre persone che avrebbero partecipato al pestaggio di Fabio Tripoli.
Su ordine di Massimiliano Ficano (che di se stesso diceva: “Io sono la storia“), il 19 agosto scorso, lo picchiarono provocandogli un trauma cranico e delle ferite alla mano. Alla spedizione punitiva avrebbe preso parte Bartolomeo Scaduto (era già stato arrestato la settimana scorsa) e Ivan Salerno, 30 anni, (lo avrebbero colpito con una cazzottiera), mentre a fare da palo sarebbero stati Nicolò Cannata ed Emanuel D’Apolito, di 25 e 28 anni.
Gli ultimi tre sono stati ora arrestati su ordine del giudice per le indagini preliminari. Si completa l’elenco di coloro che avrebbero fatto parte del commando.
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Fabio Tripoli nonostante la punizione non fece alcun passo indietro. Anzi, reagì con violenza e si armò di un accetta, che i militari hanno trovato nella sua abitazione durante una perquisizione. Se ne andava in giro dicendo di essere pronto a dare fuoco ad un locale da poco inaugurato dallo stesso Ficano.
“Perché ora così deve andare, le bontà non pagano, chi sbaglia paga”, diceva Ficano. Scaduto raccontava al padre di Tripoli che il figlio: “Ieri ha fermato a uno, colpi di catena, mi deve aprire la testa, mi deve fare… mi viene a suonare era davanti alla porta, ascia, martello, bastone… vedi che io gli ho voluto sempre bene… lui mi è venuto a cercare”.
Aveva superato il limite. Il fermo eseguito la scorsa settimana su ordine della Direzione distrettuale antimafia di Palermo avrebbe evitato che lo uccidessero. Si erano già attivati per recuperare una pistola calibro 38.
“Lo prendiamo, o lo lasciamo la, o lo prendiamo e lo buttiamo in un cassonetto di immondizia… ci dobbiamo organizzare questa volta bene… che dobbiamo fare le cose perfette”, diceva Scaduto.