Miccichè, l'amicizia tradita e quell'esperienza in Forza Italia - Live Sicilia

Miccichè, l’amicizia tradita e quell’esperienza in Forza Italia

Il commento dell'ex sindaco di Palermo.
IL DIEGONALE
di
3 min di lettura

Caro direttore,

Quando qualcuno mi chiede un commento su cose che non ritengo meritevoli di attenzione rispondo sempre allo stesso modo: oggi sono impegnato, delle cose inutili mi occuperò domani.

Era questo il mio intendimento, in effetti, ma non ho resistito. Come lei certamente saprà, sono stato molto amico di Gianfranco Miccichè, fino a quando, da un certo momento in poi, lui stesso decise di non esserlo più.

Ne fui dispiaciuto, ma pensai che ognuno aveva il diritto di scegliere e dare priorità e valore a ciò che riteneva potesse per lui contare davvero. Parlo, quindi, da uomo libero senza il condizionamento che può derivare dall’essere un cortigiano, ma anche senza il condizionamento di quel livore che adesso, vedo, anima quelli che ultimamente occupavano le prime file della Corte dei miracoli.

A me quelli che oggi ne esaltano i difetti mi fanno ridere.

Direttore, lo sa perché?

Per la semplice ragione che senza quei difetti, molti di questi sarebbero oggi a passeggiare la scimmia o al massimo confinati a fare i capetti di quartiere( politicamente intendo), ruolo che, ad onor del vero, avrebbero potuto espletare egregiamente. Forza Italia negli anni è stata piena di questi scienziati e molti di questi che, a mala pena, potevano fare i soldati, sono invece diventati colonnelli, lamentandosi, poi, di non essere diventati generali. Io credo che il vero inventore della teoria, uno vale uno, sia stato proprio Gianfranco Miccichè.

Una cosa però va detta: ci sono delle eccezioni. Io devo dire che questa cosa che Miccichè aveva promesso a Giulio Tantillo di fare il candidato Sindaco non la sapevo.

Mi sono chiesto: Può essere che Miccichè si riferisse al metaverso?

Verratti si è comprato un’isola nel metaverso. Miccichè, forse, avrà pensato che nel metaverso Tantillo si potesse comprare Palermo e potesse così dare sfogo alle sue aspirazioni, diventando Sindaco. E comunque capisco la sorpresa di Tantillo nell’apprendere che gli era stato preferito Roberto Lagalla.

Avrà pensato “ma che ha lui più di me?? Non siamo entrambi professori?” Certo, Roberto Lagalla è stato Rettore, due volte assessore regionale, ordinario di “diagnostica per immagini e radioterapia” presso l’Università degli Studi di Palermo, autore di oltre 450 pubblicazioni scientifiche, ma chi è in confronto all’immensità del sapere politico di Giulio Tantillo?

Mi creda direttore, è stata una vera carognata.

E che mi dice di questa storia che non lo ha candidato alle nazionali? Direttore, me lo lasci dire. Una brutta storia. “Mi aveva anche messo davanti alla prospettiva di candidarmi alle elezioni nazionali; promessa regolarmente disattesa e al mio posto sono stati candidati altri”, ha detto con giusta amarezza il povero Tantillo. Direttore, diciamo la verità. Ma questo è un leader?

Uno che non candida Giulio Tantillo alle nazionali dopo che lo aveva già candidato nelle precedenti elezioni, si comporta da leader? “Est modus in rebus: Sunt certi denique fines, quos ultra citraque nequit consistere rectum. Quel poveraccio non era stato eletto. Ha ragione a lamentarsi, gli ha fatto fare ‘soltanto’ il Presidente del Consiglio Comunale’. Lui che per due consiliature era stato abilmente al servizio del Sindaco Orlando. Ma Tantillo non era il capo dell’opposizione? Direttore, si sarà confuso. Che vuole fare?

Ciascuno di noi ogni tanto è cretino, imbecille, stupido o matto. Diciamo che la persona normale è quella che mescola in misura ragionevole tutte queste componenti, questi tipi ideali, disse Umberto Eco. Direttore, le posso dire? Mi rendo sempre più conto che è davvero complicato avere il senso della misura.


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