Disegni dell’adolescenza, oli su tela, gessetti colorati su carta e tratti a china su carta con filigrana: sono 66 le opere di Picasso, provenienti dalla collezione Wurth e da collezionisti privati della Germania del sud, esposte a Palazzo dei Normanni per cinque mesi, dal 6 Ottobre fino all’8 Marzo. Dopo “Capolavori dell’Impressionismo e dell’Espressionismo”(2003), “Percorsi da Spitzweg a Baselitz”(2005), “Max Ernst nella collezione Wurth”(2006), ovvero le precedenti esposizioni realizzate dal gruppo Wurth in collaborazione con l’Ars e la Fondazione Federico II, sarà possibile accostarsi per la quarta volta, ad un’ulteriore pagina di arte contemporanea: “Il mondo fantastico di Picasso”. In questo caso, una pagina fondamentale: un furore creativo, Pablo Picasso, che ha creato in totale circa 30.000 opere tra quadri sculture, ceramiche, incisioni, illustrazioni.
“Quando ho trovato qualcosa da esprimere, l’ho fatto senza pensare al passato o al futuro” – affermava l’artista spagnolo riferendosi alle maniere differenti di usare la pittura lungo il suo percorso. Una lotta contro “il tedio estetico”, nel godimento di un contrasto e nel rifiuto della continuità. Un pluralismo di linguaggi espressivi lo caratterizza infatti, seppure per gli studiosi il contributo fondamentale dell’opera di Picasso rimangono le deformazioni e le audaci dilatazioni a cui sottoponeva i volti, i corpi, gli oggetti, peculiari del Cubismo (così definito per la prima volta da Henri Matisse, altro grande innovatore dei linguaggi della pittura). Il superamento definitivo delle impostazioni accademiche, in un artista che già a 14 anni era un abile ritrattista, è visibile fin nei disegni alla fine del XIX secolo, come si evince ad esempio in “Dama con cesto”, una matita del 1898, o da La Corrida del 1901, realizzata sul retro di una carta da gioco, date le iniziali restrizioni economiche. Ma “Yo el rej”- “Io sono il re”, annotava poco dopo su un suo autoritratto il ventitreenne Pablo, appena trasferitosi dalla Spagna a Parigi, nel quartiere di Montmartre, il luogo prediletto dai pittori del tempo. Il percorso della mostra si sviluppa attraverso i cosiddetti periodi blu e rosa dell’artista, in cui raggiunge “il parossismo della sensibilità soggettiva”, fino alla ricostruzione ideale delle forme, come risulta evidente in “Ragazza con corona e barchetta”, l’immagine copertina del catalogo, un olio su tela del 1939, che propone un puzzle di forme geometriche elementari. La mostra, allestita nelle Sale Duca di Montalto, ulteriore testimonianza dell’accordo tra Wurth e Ars avviato con il restauro della Cappella Palatina, sarà aperta al pubblico dal lunedì al sabato dalle 08.30-12.00 alle 14.00-17.00 e la domenica e festivi dalle 08.30 alle 12.30.
Una sezione della mostra è dedicata alle donne di Picasso, con cui ebbe per tutta la vita un rapporto discontinuo e tormentato, in quanto ciascuna diveniva ai suoi occhi strumento di elevazione artistica: “Profilo di donna”, “La bella Fernanda”, “Dora Maar” (la fotografa che documentò il celebre “Guernica”), “Ritratto di Françoise Gilot” (l’unica che lo abbandonò), “Jacqueline”, fino alle inedite “Donne di Mougins”(una miriade di occhi femminili che nell’alcova di un atelier seducono lo spettatore). E’ presente inoltre il tema delle colombe, caro a quello che la Dr.ssa Sylvia Weber, Direttrice del Museo Würth, definisce “l’artista ideale del XX Secolo”. Oltre alla celeberrima “Colomba” del 1966, realizzata per il Congresso Mondiale della Pace tenutosi a Parigi, sono esposti due esemplari di colombe in terracotta bianca realizzate a mano. “Arlecchino” è realizzato senza mai interrompere il tratto in un groviglio di linee; e ancora nudi, profili, ritratti. In “Omaggio a Gauguin” si firma “Paul Picasso” e in riferimento a Lucas Cranach crea “Venere e Amore”. Per Roland Doschka, co-curatore della personale: “le opere in esposizione offrono un accesso spontaneo all’opera di Picasso. Questa mostra è una grande sfida per carpire la sua genialità.”