La collega Miriam Di Peri si è occupata parecchie volte di Sanità siciliana, acquisendo – come si dice in casi del genere – notevole esperienza sul campo. Basta sfogliare la rassegna stampa di Livesicilia. Il 25 ottobre scorso, ha scritto sui punti nascita. Argomento già trattato in un precedente articolo. L’otto ottobre, ecco Massimo Russo a tutto campo. “La censura mi ha amareggiato molto”. Una fotocopia del suo stato d’animo nel frangente caldissimo della mozione a lui avversa. Da chi è firmato il pezzo? Da Miriam Di Peri. Strano che il titolare dell’assessorato alla Salute nulla abbia avuto da ridire. Qualche giorno prima, altra cronaca sull’assessore e la sua garbata metafora sulla riforma: “Abbiamo iniziato con la ruspa”. Retrocediamo nel tempo. Il 4 ottobre Miriam Di Peri ha firmato il racconto della “rinascita” di Villa Teresa. Frase di Russo: “Dedicato alle vittime di mafia”. Eppure, allora, Massimo Russo non ebbe da sollevare un briciolo di perplessità. E nemmeno il suo ufficio stampa che con Miriam Di Peri ha avuto frequenti rapporti di scambio, documentati e documentabili. E siamo appena a qualche esempio delle decine disponibili.
Sorge qualche domanda. Perché certe lamentele sono sorte, giusto giusto, dopo la pubblicazione del dossier di S con la sua spietata e verace radiografia delle debolezze di questa amministrazione in termini di Sanità, mai contraddetta con altrettante puntuali e contrapposte elencazioni? Peccato – come già chiarito – che i solerti censori dell’assessorato non abbiano approfondito la questione. Ne avrebbero ricavato una conferma del percorso pienamente legittimo della cronista Miriam Di Peri e si sarebbero tranquillizzati circa la forma. Perché poi la sostanza è quella che è. E non sarà un’accusa surreale di abusivismo – chiamando in causa un principio intermittente di presunta legalità – a oscurare l’elemento principale della triste storia. La sanità siciliana è sul banco degli imputati. Anche se qualcuno vorrebbe comprensibilmente fare cambio di posto con i giornalisti che hanno il torto di comportarsi da giornalisti. Una colpa imperdonabile.
Ps. Avremmo potuto e voluto scrivere anche di passione, deontologia e coraggio. Ma sarebbe stata solo fatica sprecata.