PALERMO – Hanno costruito senza licenza edilizia la propria casa, ora chiedono una regolarizzazione o almeno di fermare le azioni contro di loro. Sono i 250 proprietari che hanno edificato in zone non coperte da vincolo ai margini di Palermo, e che ora si sono riuniti in un comitato per chiedere al Comune di rendere legali gli immobili con il prossimo piano regolatore.
A spiegare il problema è Salvo Cancelliere, architetto e presidente dell’associazione Salviamo le nostre case: “I nostri soci sono cittadini che per necessità hanno realizzato degli immobili abusivi. Si tratta di prime case costruite in aree in cui non esiste il vincolo di inedificabilità assoluta come coste o zone protette dalle sovrintendenze”. Si tratta di abitazioni che, per Cancelliere, sono “suscettibili di ottenimento di una licenza edilizia”, e nate “perché non c’erano regole sull’edificazione di aree libere, verdi e senza vincoli. Alcuni cittadini che avevano ereditato dei piccoli terreni hanno risposto alla crisi immobiliare costruendo la propria prima casa. Non si tratta di case al mare o seconde case”.
Nell’immediato, l’associazione presieduta da Cancellieri chiede di fermare il protocollo previsto dalle leggi regionali e nazionali contro gli abusivi, una procedura che viene messa materialmente in atto dal Comune e che prevede prima la richiesta di demolizione, poi l’ordinanza di sgombero e poi l’acquisizione dell’immobile da parte del Comune stesso. Dopo l’acquisizione, l’amministrazione chiede agli inquilini rimasti il pagamento di indennità di occupazione, ovvero di un affitto. “Alcune persone si sono vite chiedere più di mille euro al mese per settanta metri quadri e arretrati per 120 mila euro – dice Cancellieri – e molti non sono in condizione di pagare. Per questo oltre alla sospensione di queste misure chiediamo al Comune di tenere conto, nel prossimo piano regolatore, degli immobili dei nostri soci, tutti realizzati a ridosso di zone già edificate e in regola con la legge. Oppure si potrebbero mettere in atto dei piani di recupero – continua Cancelliere – attraverso cui valorizzare le zone in cui sono realizzate le case, creando servizi e strade”.
“Il problema è sociale e riguarda un fenomeno massiccio, va trovata una soluzione di tipo politico”: il vicesindaco Emilio Arcuri sottolinea che “qui non si parla del classico abusivismo che si guadagna titoli di giornali, queste sono persone che davvero non hanno seconde case e rischiano di rimanere senza un tetto”. Il Comune è però, dice Arcuri, “l’esecutore di normative dello Stato e della Regione. Se non diamo corso all’esecuzione di queste norme di legge siamo passibili di essere sanzionati. Per questo è un caso che tocca affrontare con molta cautela: il problema esiste, noi possiamo analizzare i singoli casi ma con tutta la comprensione per il problema – conclude Arcuri – l’ambito in cui ci muoviamo è quello regionale e nazionale e non è nei poteri del Comune prendere decisioni derogatorie”.
“L’amministrazione apra un dialogo per non creare altri drammi sociali”: per Sabrina Figuccia, consigliere comunale dell’Udc, “ci troviamo di fronte al rischio di un vero e proprio dramma sociale che interessa solo in Sicilia tantissime famiglie, che partendo dalla consapevolezza di aver commesso un errore oggi chiedono di intraprendere un dialogo costruttivo per la ricerca di soluzioni condivise. Vista l’emergenza sociale che la nostra città sta attraversando – dice ancora Figuccia – questa amministrazione non può rimanere sorda rispetto a questo grido d’allarme, che ha ormai raggiunto livelli di esasperazione non indifferenti”.