Aci Castello, gli spari e la strage: "Non dimenticheremo mai" Live Sicilia

Aci Castello, gli spari e la strage: “Non dimenticheremo mai”

Sono passati quasi vent'anni, eppure sembra ieri.
LA COMMEMORAZIONE
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“Oggi sono diciannove anni. Ciao, zio Michele”. Il post dello scrittore Luigi Pulvirenti è una fiamma ardente nella memoria. Sono passati quasi due decenni da quella mattina di follia omicida che sarà battezzata dai cronisti come la strage di Aci Castello. Era il 2 maggio 2003. Una scia di sangue e morte che si è arrestata solo quando Giuseppe Leotta ha deciso di rivolgere la rivoltella verso il suo cuore e fare fuoco. Si è ammazzato nel santuario della Madonna della Salute a Vittoria, nel ragusano.

Una fuga da quella carneficina che si è lasciato alle spalle. Aveva 32 anni, era un precario del comune. Voleva cambiare mansione. Una spiegazione troppo piccola per giustificare cinque omicidi. Ha cominciato a sparare in piazza Castello, dove ha ucciso il pensionato Giuseppe Castorina che casualmente quella mattina si trovava lì. Poi è entrato al Municipio e ha continuato a sparare: ha ucciso il sindaco Michele Toscano, i dipendenti comunali Rita Mammino, Maria Marta Cappadonna e Salvatore Li Volsi. Una ferita mai rimarginata nel cuore dei cittadini del meraviglioso borgo marinaro. Un cuore spappolato quello di Silvia Raimondo, la vedova che ha dovuto crescere da sola un figlio. “Nostro figlio è il miracolo più riuscito”, ha detto in un’intervista a LiveSicilia di quattro anni fa. Una donna che si è seduta nella poltrona che era stata occupata dal marito, che ha lavorato nell’ufficio dove Pippo Leotta glielo ha strappato per sempre. 

Oggi è il giorno del dolore. Del silenzio. Le onde dei Malavoglia non hanno ancora cancellato le sequenze di quel film dell’orrore, che ha trasformato Aci Castello in un paese di morte. È sembra ancora di sentire il rimbombo di quegli spari. Le lacrime di un popolo incredulo e drammaticamente in lutto. 

Il sindaco Carmelo Scandurra affida a un post il doloroso ricordo: “La mente umana è appesa a un filo collegato al cuore talmente fragile da potersi spezzare con facilità e rendere incontrollabili le azioni: si perde così l’equilibrio scivolando nel delirio. È questa la spiegazione che provo a darmi il 2 maggio di ogni anno da diciannove anni ormai, commemorando il sindaco Michele Toscano, i dipendenti comunali Rita Mammino, Maria Marta Cappadonna e Salvatore Li Volsi e il pensionato Giuseppe Castorina che sciaguratamente si trovava in piazza Castello, freddati a colpi di arma da fuoco per mano della furia omicida di Giuseppe Leotta, precario del Comune che a sua volta si è tolto la vita. Una strage. Vite spezzate che Aci Castello piange e che mai dimenticheremo”


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