CATANIA – “Anche la stagione estiva 2015, ad Aci Castello, sarà caratterizzata dallo scempio rappresentato dallo scarico diretto in mare dei reflui fognari provenienti dalla zona dell’Acese. Ci riserveremo ogni iniziativa affinché il depuratore di Acicastello non divenga l’ennesima incompiuta e non finisca nell’ormai pieno armadio delle cose dimenticate”. Il Sicet di Catania ha scritto alla Regione Siciliana per denunciare ancora una volta la mancata soluzione di un’annosa questione che penalizza cittadini, attività turistiche e ambiente della costa acese. Una lettera indirizzata al Presidente della Regione, al dirigente generale del Dipartimento Regionale dell’Acqua e dei Rifiuti dell’Assessorato regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica utilità, all’assessore dell’Energia e dei Servizi di Pubblica utilità della Regione. “Riceviamo numerose segnalazioni provenienti dai nostri associati e dai numerosi operatori turistici che operano nella zona delle Aci – dice Carlo D’Alessandro, segretario generale del Sicet Cisl di Catania – e abbiamo voluto evidenziare alle istituzioni regionali che, nonostante i numerosi proclami reiterati negli anni, un’altra stagione estiva sarà segnata ancora dallo scempio dello scarico diretto in mare dei reflui fognari acesi”.
“Inutilmente – aggiunge – tanto gli operatori turistici quanto le numerose famiglie che risiedono o passano le proprie vacanze della terra dei Malavoglia, hanno sperato che l’estate 2015 potesse essere trascorsa senza dover patire il disgustoso spettacolo che oggi offre l’altrimenti splendida costa di Aci Castello. Uno spettacolo che offende la vista, l’olfatto e l’intelligenza umana”. Per D’Alessandro, “la circostanza che l’avvio dei lavori sia stato precluso dal pantano giudiziario innescato dalle imprese che hanno concorso all’aggiudicazione dell’appalto non può costituire esimente per le autorità preposte né risulta comprensibile ai sempre meno numerosi turisti che, attirati dagli immortali capolavori letterari e cinematografici, si ritrovano a guardare attoniti quella brodaglia nera che si infrange sugli scogli di Acitrezza.
“Come spiegare – si chiede il Sicet – a un turista tedesco che i legittimi interessi di un’intera comunità possono essere pregiudicati, sviliti e violentati dagli interessi economici di una singola impresa, senza che alcuno sembra possa farci nulla? Come spiegare che da oltre otto anni la riserva marina istituita per salvaguardare l’incantevole fauna e flora presente possa continuare ad essere svilita, pregiudicata ed annientata dall’inverosimile quantità di reflui fognari che giornalmente si riversano in mare, senza che alcuna autorità possa farci nulla? E come spiegare che la Sicilia, terra che si afferma essere a forte vocazione turistica, non è in grado di risolvere un così grave problema neppure in un arco temporale di otto anni?”.
“Al suo rientro l’unica cosa che gli importerà, e che non mancherà di raccontare in patria, sarà che del bel mare al suo cospetto non avrà potuto fruire in alcun modo, perché nero, olezzante e indegno anche del più misero Paese del Terzo mondo”. D’Alessandro sottolinea anche il danno economico, tanto di quello che subiscono i gestori degli stabilimenti balneari e gli operatori turistici, quanto di quello che pagherebbe l’intera collettività qualora i fondi già stanziati dovessero essere revocati perché, in otto anni, non si è stati in grado di eseguire interventi che richiedono non più di dodici mesi di lavoro.
“Chi risponderà di tutto questo? – conclude il segretario del Sicet – Chi dovrà assumersi la responsabilità dell’incapacità degli organi preposti a dare risposte alle esigenze dei cittadini? La nostra organizzazione sindacale si riserva ogni iniziativa affinché il depuratore di Aci Castello non divenga l’ennesima incompiuta e non finisca nell’ormai pieno armadio delle cose dimenticate”. .