ACIREALE. Un’ombra aleggia sull’elezione di Roberto Barbagallo a sindaco di Acireale. Un’ombra chiamata legge Severino: da attivare sulla scorta della condanna in primo grado a un anno e quattro mesi (pena sospesa) per il presunto reato di tentata induzione indebita a promettere utilità. Una vicenda che nel 2018 aveva portato lo stesso Barbagallo alle dimissioni dalla guida della macchina comunale. “Vediamo innanzitutto se i cittadini lo eleggono, dopodiché ci si porrà il problema”. Lo ha detto appena venerdì scorso il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a margine del comitato per l’ordine e la sicurezza tenuto a Catania.
Il caso Acireale
Sollecitato dalle domande dei giornalisti, il capo del Viminale ha dato subito l’impressione di conoscere i dettagli del caso. “Vediamo innanzi tutto chi vince – ha spiegato – e poi vediamo se ci sono i presupposti per quello che si potrà fare. La prefettura di Catania offre il massimo delle garanzie affinchè ci possa essere la massima attenzione su questo tipo di problema”. Parole pronunziate mentre la perfetta Maria Carmela Librizzi annuiva.
“Esistono garanzie da tutto il sistema delle prefetture e del ministero dell’Interno e su tutto il territorio nazionale non c’è timore che ci possa essere un abbassamento dell’attenzione”, ha precisato il ministro Piantedosi.
La campagna elettorale
A scandire la recente campagna elettorale acese, ci sono stati altri due episodi. Il primo. L’avviso di garanzia recapito a Barbagallo in merito a un’inchiesta sul presunto reato di rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio. Il secondo. La pubblicazione – con annessi veleni – del contenuto di alcune informative della Polizia circa i contatti del neo sindaco con alcuni esponenti della criminalità organizzata acese. In merito a quest’ultimi, non è stato emesso alcun provvedimento a carico di Barbagallo.
Nonostante le polemiche e i sospetti, il corpo elettorale acese ha tuttavia premiato Barbagallo. Sia al primo (dove era arrivato comunque primo con il 35% dei voti) che al secondo turno. Ed è un fatto politico. Il dossier passa ora nelle mani della Prefettura, che dovrà decidere se e come intervenire. E, soprattutto, quando.