CATANIA. La verità è che non esisterà mai alcun ricordo, alcuna parola, che potrà far capire quanto doloroso sia oggi scrivere della scomparsa di Sinisa Mihajlovic.
Uno squarcio violento al cuore ripensare a ciò che un tecnico poco più che esordiente riuscì a compiere sulla panchina di un Catania che, in quella stagione di Serie A 2009/2010, si ritrovava ultimo in graduatoria. Una rosa che pareva segnata da un’annata irrecuperabile e che, invece, si ritrovò in panchina un uomo che non conosceva la parola “resa”.
Un girone di ritorno strepitoso con vittorie di prestigio (vedi Juve, Inter e Lazio) ed una impresa da record che fece gridare al miracolo.
Quella seconda parte di stagione non fu solo calcio. Fu una lezione di vita. E determinazione assoluta: dove il lavoro ed il sacrificio furono il pane del quale si nutriva un Mihajlovic mai domo. Mai intimorito. Virtù che hanno a che fare col calcio e con l’esistenza.
Perchè mister Sinisa non insegnava solo pallone: era un esempio per la vita.
La stessa alla quale ha provato a aggrapparsi con ogni sua forza.
La stessa che lo ha abbandonato in una giornata che sa davvero di lutto e lacrime per la gente rossoazzurra.
Mister Mihajlovic ci ha insegnato che vale sempre la pena combattere. E continuiamo a pensarlo anche oggi. Nel giorno più buio.
Addio Mister, non ti dimenticheremo.