PALERMO – Da mesi magistrati e poliziotti lavorano in gran segreto. Qualcosa di grosso bolle in pentola all’aeroporto Falcone e Borsellino. Inutile cercare conferme ufficiali, ma è certo che gli investigatori stanno passando al setaccio tutte le gare d’appalto bandite nello scalo palermitano. E ieri in aeroporto sono arrivati pure alcuni ispettori inviati dalla Prefettura. Potrebbero fare parte del gruppo interforze che alcuni giorni fa si sarebbe riunito in via Cavour. All’ordine del giorno c’era e c’è il rischio di infiltrazioni mafiose nei grandi appalti.
In ballo al Falcone e Borsellino – fra lavori ultimati, da completare e da avviare – c’è una torta che supera i 140 milioni di euro.L’inchiesta della Procura è in mano al pubblico ministero Daniele Paci, mentre sono gli agenti della squadra mobile di Palermo a spulciare gli atti di gare e cantieri. Di recente si sono pure aggiunti gli ispettori prefettizi. Ieri a Punta Raisi si sono fatti vivi gli agenti della Direzione investigativa antimafia di Palermo che fanno parte di un comitato interforze istituito in Prefettura per monitorare i grandi appalti ed evitare il rischio di infiltrazioni mafiose. Gli uomini agli ordini del capo centro Giuseppe D’Agata e del direttore nazionale Arturo De Felice hanno ispezionato il cantiere per realizzazione del nuovo curb partenze e arrivi (spesa prevista oltre 2 milioni di euro) e della palazzina per Servizi (spesa prevista oltre 13 milioni di euro). L’assetto societario delle due imprese appaltatrici, i rapporti contrattuali, le relative maestranze identificate (52 operai) saranno sottoposti a controlli. Un lavoro preventivo per evitare guai futuri.
Alla stazione appaltante nulla è stato chiesto. Fabio Giambrone, da luglio scorso presidente della società che gestisce lo scalo, dice a Livesicilia: “I nostri uffici sono sempre e comunque a totale disposizione dell’autorità giudiziaria qualora fosse necessario”. In realtà la collaborazione della Gesap è già risultata non solo necessaria ma pure decisiva. Tutta la documentazione acquisita dai poliziotti è transitata, infatti, dall’ufficio Legalità e trasparenza. Cosa stiano cercando gli inquirenti resta top secret.
Di sicuro il cuore dell’inchiesta riguarda gli appalti. Di lavori ne sono partiti tanti in questi mesi e altri cantieri apriranno presto. Dall’ampliamento del piazzale aeromobili alla realizzazione della centrale tecnologica, dalle sale check in agli edifici di servizio, dalla nuova sezione arrivi al consolidamento costone: fino al 2019 l’aeroporto di Punta Raisi sarà in continua evoluzione.
Non è la prima volta che i riflettori degli inquirenti si accendono sul Falcone e Borsellino che in passato ha già fatto gola anche ai pezzi da novanta della mafia. Persino il superlatitante Matteo Messina Denaro si confrontava sugli appalti, tramite i pizzini, con i Lo Piccolo, boss di San Lorenzo. Di recente alla ribalta è salito anche Vito Tarantolo, imprenditore edile che patteggiò una condanna per favoreggiamento e al quale è stato sequestrato un impero milionario. Dall’occulta società con soggetti organici alla mafia, alla pilotata aggiudicazione degli appalti fino alla decisiva “copertura” di Cosa Nostra per condivise, lucrose iniziative economiche, quasi tutto lo spettro della normativa antimafia in materia di misure di prevenzione personali e patrimoniali si cucirebbe addosso alla figura di Tarantolo, espressione della vocazione imprenditoriale di Cosa Nostra a Trapani. Nel 2007, in occasione della cattura dei Lo Piccolo, furono trovati i biglietti scritti da Matteo Messina Denaro in cui si faceva riferimento a Tarantolo. Era lui l’uomo scelto per aggiudicarsi la costruzione della rete di recinzione dell’aeroporto Falcone e Borsellino di Palermo. Un appalto da due milioni e mezzo di euro.
Questo è il passato. Il presente ci dice che su Punta Raisi si continua a indagare. Incrociando il lavoro dei pm e quello del comitato interforze della prefettura si potrebbe ipotizzare che ancora una volta c’è la mafia di mezzo. L’inchiesta in Procura è coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Daniele Paci. Inutile cercare conferme, ma è proprio dalle stanze del Palazzo di giustizia che partono gli input per acquisire la documentazione sulle gare. Anche l’inchiesta, come lo scalo, è in continua evoluzione.