Era stato attivato un nuovo canale, più recente, per accaparrarsi nuove forniture pubbliche. I grandi affari costruiti sulla pandemia Covid non avrebbero dovuto limitarsi alle mascherine che lo Stato italiano ha comprato in Cina durante la prima ondata, ma si sarebbero estesi alla seconda fase.
Secondo la Procura di Roma, c’era un “comitato d’affari”, composto da “freelance improvvisati” che avrebbero speculato sull’epidemia”. Gente che avrebbe ottenuto provvigioni “indebite” per oltre 77 milioni di euro (lo Stato italiano ha comprato in Cina 801 milioni di mascherine al prezzo di 1,2 miliardi di euro), grazie a quello che i pm romani definiscono “un certo ascendente” nei confronti della struttura commissariale guidata da Domenico Arcuri, che da qualche ora non è più il commissario.
Fra gli indagati ci sono l’ex giornalista Rai, Mario Benotti, l’imprenditore Andrea Tommasi, e il trader Jorge Solis.
Arcuri e Benotti tra gennaio e maggio 2020 hanno avuto 2528 contatti, tra telefonate ed Sms. Dal 7 maggio c’è uno stop improvviso, scrivono i pm, “ciò benché tanto la cordata Benotti-Tommasi quanto il Solis Jorge abbiano insistentemente ricercato un rapporto con Arcuri avendo intenzione di proporgli nuovi affari, (dai tamponi rapidi, ai guanti chirurgici, nuove forniture di mascherine)”.
Il 21 ottobre Benotti ha incontrato Mauro Bonaretti, magistrato della Corte dei Conti, scelto da Arcuri come nella Struttura commissariale. Il primo si rammaricava di avere “organizzato due o tre cose per lui importanti che lui ha lasciato perdere”. Bonaretti, però, lo tranquillizzava riferendo all’ex giornalista le parole che gli avrebbe detto Arcuri: “Mi ha detto voglio evitare che Mario si sporca… mi ha detto di non farti vivo in questa fase, di lasciarlo un attimo… per evitare casini”.
Ed è ora che sarebbe nata una “nuova corrispondenza via email in corso con Antonio Fabbrocini, per una fornitura di guanti, con il previo consenso di Domenico”. Gli investigatori annotano che “l’incontro con Bonaretti ha certamente riaperto un canale verso la struttura commissariale al comparto Benotti-Tommasi, tanto che i due commentano variamente tra loro e con un terzo soggetto la nuova corrispondenza via email in corso con Antonio Fabbrocini, per una fornitura di guanti con il previo consenso di Domenico”.
Tommasi e Solis Jorge facevano riferimento ad un accredito personale con il commissario Arcuri, qual è necessario passepartout per ottenere nuove commesse pubbliche.
Sulla base di queste intercettazioni a novembre la Procura di Roma ha iscritto nel registro degli indagati per corruzione Arcuri e Fabbrocini. C’è, però, una richiesta di archiviazione su cui il gip non si è ancora pronunciato.
“In almeno due occasioni – annotano gli investigatori – si parlava di ricevere denaro in una valigetta con il disappunto di Benotti che spiegava: ‘Un lavoro che si fa senza valigetta’. Tommasi si vantava per il suo rapporto personale col commissario Arcuri: “Io sono stato il più grosso fornitore di mascherine in Italia, ne abbiamo vendute 925 milioni al governo italiano, Gli unici ad avere mascherine certificate a posto e via dicendo. Adesso in questa fase di disperazione Il commissario Arcuri mi ha chiesto di trovargli guanti perché non c’è niente in giro”.
Ed ancora: “Tommasi afferma che adesso ci sono una valanga di mascherine chirurgiche ci sono le ffp2 che si sono accorti che non servono a un cazzo. Le uniche che servono sono le ffp3, quelle che ho sempre detto io che servivano, che adesso scarseggiano”.