Affari, locali e violenza | Vendita spinta con le cattive - Live Sicilia

Affari, locali e violenza | Vendita spinta con le cattive

Non c'è solo il pestaggio dei due dipendenti della ditta di trasporti di Termini Imerese. In ospedale finì anche il compagno della proprietaria di un ristorante. Picchiato per accelerare la cessione della “Dispensa del Monsù” di via Principe di Villafranca.

OPERAZIONE BUCATINO - IL RETROSCENA
di
3 min di lettura

PALERMO – Non c’è solo il pestaggio dei due dipendenti della ditta di trasporti di Termini Imerese. In ospedale finì anche il compagno della proprietaria di un ristorante. Picchiato per accelerare la cessione della “Dispensa del Monsù” di via Principe di Villafranca che avrebbe riaperto sotto l’insegna “Il Bucatino”.

Gli arresti eseguiti ieri dai carabinieri del Nucleo investigativo si intrecciano con gli affari due noti locali del salotto di Palermo. Secondo gli investigatori, infatti, Maurizio De Santis, Giovanni De Santis e Rita Salerno – marito, moglie e figlio – sarebbero i reali proprietari non solo del Bucatino, ma anche del ristorante “Unico”, sempre in via Principe di Villafranca. Formalmente risultano appartenere alla Grc, una società costituita da Roberto Giannettino e Francesco Marsalone. I De Santis non figurano nella compagine societaria e ufficialmente non hanno alcun reddito. Eppure, dicono gli investigatori, “il loro tenore di vita è apparso sicuramente agiato”. Giannettino e Marsalone lavorano nei ristoranti, ma “sono apparsi essere chiaramente dipendenti di Maurizio De Santis che è da considerare il vero proprietario delle attività intestate per oscure ragioni a prestanome”.

La ragione della riservatezza potrebbe rintracciarsi, sempre secondo gli inquirenti, nella fedina penale dei protagonisti che hanno l’abitudine di intestare a terze persone anche le macchine da loro utilizzate. Maurizio De Santis ha precedenti penali per estorsione e rapina. Si è sposato con Rita Salerno, figlia di Luigi, detto Gino, condannato con sentenza definitiva per mafia perché affiliato al clan di Palermo Centro. Attualmente Luigi Salerno è sorvegliato speciale e non si può allontanare da Palermo. Giovanni De Santis, il figlio, nel 2010 è stato arrestato e condannato a 2 anni e quattro mesi perché ad un posto di blocco gli trovarono addosso una pistola con matricola abrasa, due caricatori, 23 proiettili e un coltello.

Che Maurizio De Santis sia il vero titolare dei locali emergerebbe da una serie di intercettazioni in cui l’indagato stabilisce chi assumere, paga gli stipendi e la merce, sceglie il menù del giorno e si informa sulle prenotazioni dei clienti. Quando assieme al figlio finisce in carcere, è sempre lui a dettare le condizioni per l’acquisto del ristorante Unico: operazione da 100 mila euro che però nell’atto dovevano scendere a 25 mila. Per buona pace di Giannettino che aveva paura ad indicare una cifra inferiore, tanto che il marito spiegava alla Salerno: “Gli dici a Roberto (Giannettino ndr) ora ti fazzu rimpiri i… ma ti retti to matri i picciuli, ma cu zaccu si non lo ha capito”. A Marsalona, aggiungeva De Santis, la moglie non doveva dare più di 200 euro a settimana.

Inevitabile che i carabinieri si interessassero anche alla compravendita del locale che ospita il Bucatino. Prima vi aveva sede un altro ristorante “La dispensa dei Monsù”. Risultava che la vecchia proprietaria non aveva trattato l’affare personalmente, ma si era affidata ad un procuratore. Perché? Dalle indagini dei carabinieri sarebbe emerso uno scenario di pressioni culminate nelle violenze. Marsalone e Giannettino, che la signora conosceva come cameriere e cuoco del ristorante Cucina, pretendevano che la venditrice si accollasse le responsabilità per una causa civile pendente sull’immobile. E così, nel gennaio 2012, sotto casa della donna si fecero vivi Marsalone, Giannettino e altri due uomini, poi identificati nei due De Santis.Arrivò anche il compagno della donna contro cui si sarebbe scagliata l’ira dei De Santis. Lo presero a pugni, allo stomaco e al volto. L’uomo rimediò la frattura del setto nasale e finì sotto i ferri. Lo abbandonarono in un lago di sangue. Forse l’arrivo di una signora li aveva convinti a darsi alla fuga. Ecco perché alla conclusione dell’affare la vecchia proprietaria decise di farsi rappresentare da un procuratore. Risultato: la vendita fu accelerata (i De Santis avevano fretta perché la ristrutturazione era già iniziata) e la clausola, che tanto li infastidiva, eliminata.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI