PALERMO – “In merito ai suoi rapporti con Paolilli Guido il dott. Contrada così risponde…”, si leggeva nel verbale. O meglio nella bozza di un verbale che non sarebbe mai stato completato perché mentre i poliziotti di Reggio Calabria sentivano Bruno Contrada nell’abitazione dell’ex poliziotto, a Palermo, arrivava l’avvocato Stefano Giordano. Il legale ha dovuto chiamare i carabinieri per allontanare gli agenti. Li ha messi alla porta nel secondo atto di quella che ha definito una persecuzione. Non era mai accaduto un simile corto circuito.
Il questore di Reggio Calabria, Raffaele Grassi, ha fatto sapere che “si è trattato solo di un’attività di verifica e di approfondimento eseguita su delega della Dda di Reggio Calabria. Non c’è stata nessuna perquisizione, tanto meno un interrogatorio”. Eppure ci sono dei documenti da cui emerge il contrario. Non è stato solo un approfondimento che già di per sé avrebbe dovuto essere autorizzato. A Contrada sono state poste delle domande. Forse è per questo che a Reggio Calabria hanno sentito l’esigenza di puntualizzare che non si è trattato di un interrogatorio che in quanto tale è riservato alle persone indagate e va fatto sempre e solo in presenza di un avvocato. Ma Contrada non è sotto inchiesta e, dunque, l’unica veste in cui poteva essere sentito è quella di “persona informata sui fatti”.
Per l’avvocato Giordano cambia poco: “La polizia di Reggio Calabria ha provato a sentire come testimone Contrada senza che a questi fosse notificato l’invito a comparire e senza delega scritta da parte dell’autorità giudiziaria – ha tuonato l’avvocato – L’interrogatorio è stato fatto a sorpresa alle 8 di mattina”. “A noi non risulta alcuna perquisizione”, hanno fatto sapere dalla Procura di Reggio Calabria.
Iniziativa della solerte polizia giudiziaria o attività su delega della magistratura che a cose fatte pare prendere le distanze dalla seconda visita a casa dell’ex poliziotto? Il giallo non è stato ancora chiarito. E forse mai lo sarà, anche se l’avvocato Giordano è intenzionato ad andare fino in fondo per dimostrare che sono state violate le regole del codice. Contrada ha subito una persecuzione all’indomani sentenza della Cassazione che gli ha revocato la condanna a dieci anni già scontata fino al’ultimo giorno.
Per sentire Contrada avrebbero dovuto notificargli un invito a presentarsi. Che può essere bypassato in caso di acquisizione urgente di informazioni. Un’ipotesi che non reggerebbe alla luce della prima perquisizione a casa Contrada avvenuta pochi giorni fa e nel cuore della notte. Cos’altro c’era di urgente da fare alle otto di un sabato mattina?
Di certo Contrada ha aperto la portato della propria abitazione. È stato disponibile con i poliziotti ai quali ha esibito un’agenda rossa (il colore basterebbe ad alimentare la letteratura dei misteri) su cui, così ha riferito, è solito annotare appuntamenti e numeri di telefono. Alla pagine del giorno 22 luglio c’era la scritta “visita di G. Paolilli”. L’ex poliziotto, dunque, ha mostrato, senza esitazione, ciò che gli investigatori stavano cercando.
I pm di Reggio, coordinati dall’aggiunto Giuseppe Lombardo, vogliono approfondire i suoi legami con l’ex agente di polizia con un passato nei Servizi, Giovanni Aiello, noto come “faccia da mostro”, indagato per aver indotto un ex capitano dei carabinieri a mentire all’autorità giudiziaria. L’ex 007, inoltre, avrebbe avuto contatti con Paolilli, dopo che questi fu sentito su Aiello. Sia “faccia da mostro” che Paolilli sono stati indagati a Palermo per l’omicidio dell’agente Nino Agostino, ucciso insieme alla moglie nel 1989. Per Paolilli, che rispondeva di favoreggiamento, la Procura chiese ed ottenne l’archiviazione. Aiello, accusato di omicidio, è ancora indagato dopo l’avocazione del fascicolo da parte della procura generale palermitana.
È l’agenda che gli investigatori cercavano ed è per questo che erano tornati nell’appartamento. Contrada l’ha consegnata ai poliziotti che l’hanno pure fotografata con il suo permesso. Pagine dopo pagina. Non aveva nulla da nascondere. Poi, quella domanda su Paolilli. Nel frattempo in casa era arrivato l’avvocato Giordano (si era sentito con Contrada solo all’una perché il suo cliente si era premurato di non disturbarlo). Il resto è la storia di una serie di violazioni che il legale contesta nell’operato della polizia giudiziaria.
“Chiederò un incontro al capo della Polizia, Gabrielli – spiega – per raccontargli alcuni particolari rilevanti anche dal punto di vista disciplinare che riguardano i funzionari della Squadra mobile di Reggio Calabria. Gli aspetti penali poi verranno approfonditi in altra sede”.