Agnello, le minacce, l'anonimo: | "Tanta insofferenza per i magistrati" - Live Sicilia

Agnello, le minacce, l’anonimo: | “Tanta insofferenza per i magistrati”

Il magistrato, che ha ricevuto una lettera anonima di protesta contro la zona rimozione, racconta le sue giornate a Livesicilia. E spiega i contorni di un mestiere sempre più difficile.

PALERMO – “La situazione è cambiata, ma la mentalità è rimasta la stessa. Si avverte un clima di fastidio nei confronti dei magistrati. C’è la convinzione che la nostra sia una categoria di privilegiati”. Maurizio Agnello è amareggiato e non lo nasconde. Venerdì scorso qualcuno, firmando a nome dei condomini che vivono nello stesso palazzo del magistrato, ha scritto una lettera al pubblico ministero. In soldoni, lo invita a fare i bagagli, a cercarsi un’altra abitazione poiché il divieto di sosta, piazzato sotto casa per ragioni di sicurezza, rende impossibile il parcheggio.

Agnello è sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Oggi si occupa delle cosche trapanesi. Per anni ha avuto a che fare con il malaffare della pubblica amministrazione. Due anni fa qualcuno gli fece trovare in aula una lettera con minacce di morte, durante una pausa del processo sulle tangenti nel fotovoltaico. Un episodio inquietante che fece scattare l’allarme. E il magistrato si ritrovò, suo malgrado, sotto scorta. La settimana scorsa, la lettera del condomino stizzito. Un episodio di intolleranza. E neppure l’unico.

“Le racconto una cosa che dà la cifra della situazione. Qualche giorno fa la macchina della scorta si è fermata davanti alla scuola di mio figlio. Con le ruote davanti appena sulle strisce pedonali. Apriti cielo. Una vecchietta ci ha aggredito con l’ombrello. Io ero in macchina, non potevo accorgermene. Da figlio di magistrato ho toccato con mano quanto accadeva vent’anni fa. Anche allora c’erano episodi di intolleranza, ma non succedeva quello che accade oggi. E non mi riferisco solo alla lettera”.

E cioè?
“Se in mezzo al traffico il capo scorta, non io, decide di accendere la sirena per svicolare non le dico, ma può immaginare, la reazione e gli insulti che arrivano dalle macchine vicine. Quando è stato deciso di creare la zona rimozione sotto casa mia, peraltro una piccola zona rimozione, io non ero d’accordo. Mi era già arrivato il borbottio alle orecchie. Sono passati due anni, ma alla fine è stato deciso di istituire la zona rimozione. E qualcuno, come avevo intuito, ha manifestato il proprio fastidito”.

Non tutti, però, la pensano come il suo condomino.
“Certamente. Ne sono convinto. Tutti gli altri condomini mi hanno espresso solidarietà, così come i miei colleghi, ma non dobbiamo nasconderci dietro un dito: l’autore della lettera ha messo per iscritto il sentire comune di una parte dei palermitani. C’è insofferenza nei nostri confronti”.

Lei si è chiesto il motivo?
“Nell’ultimo ventennio c’è stato un clima di attacchi nei confronti della magistratura che ci ha posto in cattiva luce”.

Attacchi da parte di chi, c’entra la politica?
“Non speri in una mia risposta. Una cosa è certa, in molti si è radicata la convinzione che noi magistrati guadagniamo dieci volte più della realtà. Che possiamo parcheggiare dove vogliamo, che non facciamo la fila, che non restiamo imbottigliati nel traffico. Siamo considerati una categoria di privilegiati. Nessuno, o pochissimi, si chiedono se vivere così sia bello. Credetemi non è bello. Non intendo fare vittimismo, è il mio lavoro e va bene così. Però le assicuro che vorrei andare in giro con la mia macchina, guidare la mia motocicletta, fare la fila in aeroporto. Ed invece ci guardano male, ci vedono come dei privilegiati che guadagnano un sacco di soldi. Non è per niente facile spiegare ai propri figli, da un momento all’altro, che si bisogna vivere sotto scorta”.

Lei prima faceva un parallelismo fra la stagione di suo padre, giudice di Corte d’assise negli anni delle stragi di mafia, e quella di adesso. Erano certamente anni diversi, con una tensione diversa, allora fu necessario l’intervento dell’esercito a presidiare gli obiettivi sensibili. Altro che divieti di sosta. Può dirci cosa è cambiato?
“Non era facile neanche allora. Mia madre camminava a testa bassa perché sapeva che il divieto di sosta sotto casa aveva creato disagio ai bottegai. C’erano manifestazione di intolleranza, ma di certo non poteva immaginare che un giorno qualcuno facesse le corna in mezzo al traffico al figlio magistrato. A questo mi riferivo quando all’inizio dicevo che la situazione è cambiata, ma la mentalità è rimasta la stessa”.

Quindi abbiamo fatto passi indietro?
“Forse non siamo mai andati davvero avanti. Parlo del sentire comune e non delle manifestazioni, che per fortuna ci sono, di solidarietà. Ed è bene rciordare io non vivo in una cosiddetta zona popolare”.

 


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