Ai domiciliari in un tugurio |La denuncia: "Come un cane" - Live Sicilia

Ai domiciliari in un tugurio |La denuncia: “Come un cane”

Il luogo dove sta scontando i domiciliari

Padre Gianni Notari si rivolge alla magistratura.

Padre Gianni Notari

CATANIA – E’ finito agli arresti domiciliari per spaccio di sostanze stupefacenti. La dimora però dove deve scontare la misura cautelare è un rudere senza acqua, luce e gas. E soprattutto senza servizi igienici. Il catanese (E.T. le iniziali) è stato per mesi ospite della Chiesa SS. Crocifisso dei Miracoli dove da qualche tempo è stato aperto uno spazio per accogliere 12 senza fissa dimora. Lo spazio si chiama Erwin, in onore del clochard tedesco morto tre anni fa sotto gli archi della marina di Catania. A padre Gianni Notari, gesuita e parroco del SS Crocifisso, sono arrivate delle foto sulle condizioni in cui sta vivendo l’uomo. Ed è stata subito amarezza. Padre Gianni Notari, attraverso LiveSicilia, vuole lanciare un appello alla magistratura e alla Procura. “Non si può violare la dignità dell’uomo” – è il commento del gesuita. L’uomo era ospite della parrocchia da qualche mese. “E’ una persona sola – racconta Notari – senza legami familiari, senza lavoro e con forti disagi relazionali”.

La zona Erwin per i senza tetto

Padre, le sono arrivate alcune foto che testimoniano le condizioni disumane in cui un vostro ospite sta scontando gli arresti domiciliari da qualche giorno. Ci racconta?

Vive veramente in condizioni disumane. Vive in un tugurio,  all’interno di una tenda (donata dai poliziotti, ndr) senza servizi igienici, senza gas per cucinare qualcosa e siccome è agli arresti domiciliari non dovrebbe nemmeno essere avvicinato dalle persone. Mi sono posto la domanda: ma questa persona come fa a vivere in queste condizioni? La detenzione giusta – perchè il magistrato ha ritenuto che sia giusta – dovrebbe comportare anche la promozione della dignità della persona. Questa persona va aiutata a riabilitarsi, a mettersi nelle condizioni di potere cogliere il crimine che ha commesso. E’ stato accusato di spaccio di droga fuori una scuola. Quello che mi ha amareggiato è il modo nel quale è stata trattata la vicenda. Mi sembra un’offesa alla persona.

Vuole lanciare un appello?

Io farei un appello alla magistratura. Chiederei di rivisitare questo caso e di trovare delle condizioni ambientali e igieniche che tutelino la persona stessa. Invito la magistratura a riconsiderare il caso e che questi arresti domiciliari vengano vissuti in un ambiente più sano e più degno di una persona.

Si arriva al paradosso con certe misure?

Esatto.

E pare che non sia l’unico caso.

L’appello è infatti per tutti quei casi dove non si tiene sufficientemente conto di persone che hanno una condizione di esistenza di alta precarietà, che non hanno un riferimento abitativo, che non hanno familiari a cui rivolgersi. Praticamente la persona sola è destinata a essere trattata come un cane.

 

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