PALERMO – “Deve dire cosa ha fatto e dove si trova mio figlio. Se è vero che l’ha ucciso, io devo sapere dove andare a piangere per lui, sarei pure disposta al perdono pur di mettere fine a questa angoscia che mi sta distruggendo”. Anna Maria Musso, la madre di Santo Alario, il 42enne scomparso con Giovanni Guzzardo, fermato dieci giorni fa con l’accusa di omicidio, è una donna logorata dal dolore: “Lo sono dal 7 febbraio, da quando di mio figlio si è persa ogni traccia, ma da quando ho saputo che Santo potrebbe essere stato ucciso, questa sofferenza è diventata insopportabile. Se è così devo dargli una degna sepoltura, devo sapere dove poter portare un fiore a mio figlio”.
Guzzardo, titolare del bar “Avana”, aperto pochi messi fa nella piazza di Capaci, è stato rintracciato dopo tre mesi in casolare abbandonato di Montemaggiore Belsito, ad una trentina di chilometri da Caccamo, paese di cui l’uomo è originario e dove era stata trovata l’auto con cui, insieme ad Alario, si era recato a Ventimiglia di Sicilia. Un viaggio che resta attualmente un mistero e su cui non è ancora emerso alcun dettaglio: l’arresto è infatti stato convalidato, lui è rimasto in silenzio davanti al gip.
“Non ha ancora detto nulla – dice in lacrime la signora Musso – eppure noi tutti abbiamo il diritto di sapere che fine ha fatto Santo. Non dormo da mesi, devo per forza prendere delle gocce calmanti per andare avanti, non riesco più a dedicarmi agli altri miei figli. Sto vivendo un inferno. Sarei pure disposta a perdonare questa persona se solo si degnasse di dire la verità. Non mi interessa più conoscere i dettagli – sottolinea la madre di Alario – mi fa già soffrire abbastanza quello che so. Le mie lacrime non riescono a fermarsi da quando Santo è sparito, non so spiegarmi il suo rapporto con quest’uomo. Voglio solo sapere dov’è”.
Il giorno della scomparsa, Alario aveva inviato alla compagna, Rosi Sparacio, alcuni video e messaggi che documentavano la trasferta in auto. Al volante della Fiat Panda successivamente ritrovata senza targa, c’era Giovanni Guzzardo, rintracciato dopo aver vissuto per tre lunghi mesi da “latitante”. La Procura di Termini Imerese sta tuttora indagando in base alle informazioni già raccolte seguendo i movimenti e le conversazioni di alcune persone, forse complici dell’uomo, mentre continuano ad essere frenetiche le ricerche del corpo di Alario, ma la zona interessata è molto estesa.
“Non avrò pace fino a quando vivrò nell’incertezza – conclude Anna Maria Musso – questa persona deve rompere il silenzio e avere il coraggio di dire cosa ne ha fatto di mio figlio. Solo così avrò la possibilità, forse, di andare avanti”.