Caro Alessio Dionisi, nell’incipit la clamorosa notizia: lei mi sta simpatico. In questo momento, nelle contrade della Palermo calcistica, capirà, la benevolenza nei suoi confronti è uno scoop.
Ci metto il carico: secondo me lei non è, né superbo, né presuntuoso, vizi che alcuni antipatizzanti le attribuiscono. E’ che non ha capito il Palermo, nel senso del gioco, e forse nemmeno Palermo. Si è trovato in balia di un linguaggio che non conosceva. Ha ribattuto come poteva.
La simpatia da cosa nasce? Intanto da una vaga somiglianza – sono libere associazioni di fantasia, non si offenda – con Popeye-Braccio di ferro, eroe dell’infanzia di molti di noi, per la sua faccia cordiale, apparentemente un po’ sbirola, in attesa degli spinaci, orfana di una pipa da marinaio.
E poi lei non mi sta antipatico, perché, da sempre, avverto una certa vicinanza con gli eroi negativi, pure loro malgrado, considerando che chiunque le affibbia, in esclusiva, l’ennesimo tracollo della causa rosanero. Va da sé che chi si è permesso di esagerare verbalmente ha peccato contro una persona perbene e contro la decenza.
Ecco, mi parrebbe male lasciarla solo soletto, nell’epicentro del malcontento popolare. Lei, beninteso, ha una grande responsabilità, ma non è l’unico a cui chiedere conto.
Premesso questo, gli spinaci, nel senso dei risultati, non sono mai arrivati. Lei, Alessio, sembra avere capito poco o nulla di tattica e di tecnica. Lo sfascio calcistico si è manifestato oltre ogni ragionevole dubbio. I giocatori, sotto la sua gestione, sono peggiorati.
Abbiamo subìto gol che nemmeno in una partitella postprandiale fra scapoli e appanzati. Perfino l’eroico Pohjanpalo si è smarrito, dopo un inizio scintillante. La classa cristallina di Brunori, dopo settimane di spreco, è rinata con la rabbia, senza bastare alla causa.
Nessuno ha mai compreso certe sostituzioni un po’ cervellotiche, alla stregua delle formazioni. Nessuno si è mai sintonizzato sugli alibi e le divagazioni aspersi, in dosi sovrabbondanti, nelle conferenze stampa.
Lei si è concentrato su dettagli più o meno sporadici, nelle sue difese d’ufficio. Come se ogni sconfitta fosse l’esito di una condizione estemporanea, non la somma esatta di una insufficienza originaria. Le autocritiche, le assunzioni di responsabilità, sono apparse blande e decentrate. Il fallimento di tutti la vede, inesorabilmente, in prima fila.
Senza rancore, celebriamo, dunque, un inevitabile (quando sarà) addio sportivo, Alessio Dionisi da Abbadia San Salvatore (wikipedia docet). Con tanti sinceri auguri di un buon vento che la porti ovunque lei desideri. Lontano da qui.
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