È ora di pranzo per i ricoverati del Pronto soccorso dell’ospedale Civico di Palermo, gli infermieri spingono le grosse casse con le ruote che contengono il cibo confezionato in scatolette di plastica rossa e bianca, e c’è tanta gente che occupa tutti i posti a sedere. Una ragazza in lacrime si appoggia alla spalla del fidanzato, Ambra non è più qui. La guardia giurata indica la strada per la camera mortuaria. Un piccolissimo padiglione, tante macchine fuori e un corridoio stretto che dà su poche stanze, dentro una di queste riposa la ragazza rimasta uccisa nell’incidente stradale di ieri notte, sedici anni appena.
Il corridoio è affollato, nella camera mortuaria c’è tanta gente con gli occhi lucidi, la maggior parte è raggruppata davanti alla porta di una stanzetta, fanno tutti quadrato ad un uomo disperato, rivolto al muro a cui scaglia contro i suoi pugni, “Aveva sedici anni, la mia bambina…”. Un ragazzino passa e spassa lungo il breve tragitto con un orsacchiotto in mano, non piange, ma ha gli occhi persi nel vuoto. Incollato davanti la stanzetta di Ambra c’è il ragazzo che ieri era alla guida dell’Opel Corsa, per lui e per una delle ragazze che viaggiavano nella sua auto, solo qualche graffio, mentre versa ancora in gravi condizioni l’altra amica, ricoverata in questo momento a Villa Sofia. Il guidatore è risultato negativo ai test della polizia, quindi era sobrio e non aveva assunto droghe.
“Ho ricevuto la chiamata verso le 23.45 e mi sono precipitato sul posto – dice il fratello di Ambra– devono ancora accertare le dinamiche. Sembra che sia stato un pirata della strada ad aver causato l’incidente. Correva come un pazzo nella corsia d’emergenza, poco prima del Motel Agip e ha tagliato la strada alla macchina dove viaggiava mia sorella”. “Adesso la portano a casa – aggiunge lo zio di Ambra – non sappiamo nemmeno quando saranno i funerali, forse dovremo aspettare fino a lunedi”.