Annullata la condanna di Antinoro | La Cassazione: "Processo da rifare" - Live Sicilia

Annullata la condanna di Antinoro | La Cassazione: “Processo da rifare”

Antonello Antinoro

Tutto da rifare. Annullata con rinvio la condanna a sei anni inflitta in appello all'eurodeputato uscente del Pid, Antonello Antinoro. È imputato di scambio elettorale politico-mafioso.

SI TORNA IN APPELLO
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PALERMO – Tutto da rifare. Annullata con rinvio la condanna a sei anni inflitta in appello all’eurodeputato uscente del Pid, Antonello Antinoro. In primo grado gli erano stati inflitti due anni e due mesi. In Tribunale cadde, infatti, l’ipotesi che il reato fosse aggravato dall’agevolazione di Cosa nostra. Reato che, la scorsa estate, venne riqualificato in scambio elettorale politico-mafioso. E arrivò la stangata. Ora la Corte di Cassazione ha stabilito che sarà necessario celebrare un nuovo processo di secondo grado.

Antinoro – difeso dagli avvocati Massimo Motisi, Valerio Spigarelli e Giovanni Aricò – ha sempre sostenuto di non avere avuto consapevolezza alcuna della caratura dei personaggi ai quali si era rivolto per affigge i manifesti della sua campagna elettorale per le regionali del 2008. Secondo il sostituto procuratore generale Salvatore Messina, che sostenne l’accusa in appello, l’europarlamentare avrebbe, invece, comprato voti dalla famiglia mafiosa dell’Arenella. Sessanta preferenze al prezzo di 50 euro ciascuna.

Una ipotesi che i magistrati in primo grado non ritennero veritiera, sostenendo che “non è possibile affermare se i voti procurati siano stati sessanta come ipotizzato dal capo d’accusa, o vero in numero inferiore o maggiore. E’ altresì dubbio che ci sia stato una sorta di tarrifario pari a 50 euro a voto”. Nelle motivazioni della condanna il Tribunale aveva tirato in ballo il presunto legame di Antinoro col boss Salvo Genova, gettando “una pesante ombra sulla personalità di Antinoro, screditandone l’immagine pubblica con un sospetto di disponibilità verso certi ambienti mafiosi, che va ben oltre il disvalore della condotta di corruzione elettorale accertata”. Gli stessi giudici, però, non ritennero che ci fosse la prova dell’aggravante mafiosa e riqualificarono il reato di voto di scambio elettorale politico-mafioso in quello di corruzione elettorale.

I giudici della quarta sezione della Corte d’appello riportarono, nel luglio scorso, il capo di imputazione alla formulazione originaria. E arrivò la condanna a sei anni. La ricostruzione dell’accusa si basava su due incontri avvenuti a marzo e aprile del 2008, prima dello svolgimento delle elezioni per il rinnovo dell’Assemblea regionale e del Parlamento, tra Antinoro e alcune persone, all’epoca incensurate, ma sospettate di essere legate a Cosa nostra: Agostino Pizzuto, Antonino Caruso, e Vincenzo Troia. Nel corso di quegli incontri Antinoro avrebbe promesso e poi pagato una somma compresa tra i 3000 e i 5000 euro”.

La difesa tuonò contro l’accusa, spiegando, carte alla mano, che alcuni dei personaggi citati nella ricostruzione della Procura non andarono neppure a votare. Un paradosso. E bollarono come “falsa”, la storia messa in giro da Caruso dei soldi pagati da Antinoro. Un balla mai suffragata da riscontri.

Non si conoscono ancora le motivazioni dell’annullamento da parte dei supremi giudici che hanno accolto il ricorso del collegio difensivo. Si sa solo che si torna in appello.


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