CATANIA. Mentre è ancora in corso davanti al Gup Alessandro Ricciardolo l’udienza preliminare del processo scaturito dall’inchiesta denominata “Town Hall”, che nel dicembre del 2013 ha travolto il comune di Mascali, il sostituto procuratore di Catania Alessia Natale ha chiuso il secondo troncone dell’indagine, chiedendo altri 35 rinvii a giudizio. Coinvolti ancora una volta ex amministratori e funzionari del comune ionico, ma anche imprenditori. Tra loro di nuovo l’ex primo cittadino Filippo Monforte, l’ex presidente del consiglio comunale Biagio Susinni e Alfio Luciano Massimino, noto imprenditore catanese.
Dei quindici capi di imputazione contestati complessivamente dall’accusa, quattordici sono per abuso d’ufficio ed uno per truffa aggravata ai danni dell’Inps, tutti commessi tra il 2008 ed il 2012. Tra i funzionari coinvolti ci sono Venerando Russo, all’epoca dei fatti alla guida dell’ufficio Urbanistica ed Edilizia del comune di Mascali ed oggi dirigente del comune di Giarre, e Claudio Brischetto e Giuseppe Tomasello, rispettivamente ex dirigente del settore Lavori Pubblici ed ex ragioniere capo dello stesso comune ionico.
Al centro dell’inchiesta ancora piano regolatore, varianti urbanistiche, presunte speculazioni immobiliari e intestazioni fittizie. Quelle già indicate nel primo filone investigativo come le basi di un vero e proprio “Sistema Mascali”. Tra gli episodi contestati dalla Procura di Catania l’acquisto da parte di Filippo Monforte e Biagio Susinni di un terreno agricolo, secondo l’accusa intestato fittiziamente ad altri quattro soggetti, con l’obiettivo di trasformarlo in edificabile ed aumentare così in modo esponenziale il valore dell’immobile. Nell’ottobre del 2011 quell’area sarebbe stata inserita nella proposta di settore del dirigente Venerando Russo per “l’ampliamento e la ridistribuzione delle aree per edilizia popolare e residenziale pubblica”. Proposta poi approvata dal consiglio comunale quattro mesi dopo.
Tra gli imputati anche il notaio Sebastiano Micali, accusato di aver sottoscritto il rogito.
Un unico capo di imputazione è contestato all’imprenditore Alfio Luciano Massimino, accusato di aver ottenuto dall’allora dirigente Venerando Russo un’autorizzazione per la realizzazione di un parcheggio per le auto in un’area adiacente ad un complesso residenziale di sua proprietà. Secondo l’accusa quell’area, stando al vigente piano di fabbricazione, era destinata alla realizzazione di zone a verde, impianti sportivi o altre strutture destinate alla collettività.
Due dei capi di imputazione contestati in questo secondo troncone d’indagine sono contenuti anche nella relazione allegata al decreto che ha determinato, due anni fa, lo scioglimento per mafia del comune di Mascali.
Tra questi la concessione di un sussidio mensile da parte dell’ex sindaco Monforte e dell’ex ragioniere capo Tomasello, a soli tre giorni dalla richiesta del beneficiario e senza alcun parere e verifica del possesso dei requisiti da parte del competente ufficio dei servizi sociali. Non solo. La somma, pari a 999,99 euro, secondo l’accusa sarebbe stata intenzionalmente di un centesimo sotto i 1000 euro, per eludere la normativa sulla tracciabilità dei flussi finanziari.
Il secondo invece riguarda l’acquisto di cento pedane antisdrucciolo da collocare lungo le spiagge e l’affidamento, dal 2008 al 2012, del servizio di manutenzione dei dispositivi antincendio negli edifici comunali alla stessa ditta, entrambi avvenuti senza alcuna trattativa privata e indagine di mercato. Accusati di abuso d’ufficio, oltre al privato beneficiario, l’ex dirigente ai Lavori Pubblici Claudio Brischetto, l’addetto al servizio Lavori Pubblici e Manutenzione Leonardo Di Bella e l’allora responsabile dell’ufficio staff del sindaco Santi Moschetti.
Sono accusati di abuso d’ufficio anche Agostino Mondello, Agatino Fresta, Giuseppe Barbarino, Alfio Musumeci e Cateno Saturnino, ex componenti della giunta Monforte.
In concorso con l’ex primo cittadino di Mascali, con il responsabile dell’ufficio contenzioso Angelo Cardillo e con l’ex consigliere comunale Giuseppe Russo, quest’ultimo in qualità di beneficiario, avrebbero autorizzato con delibera di giunta il rimborso a carico dell’ente delle spese legali dell’ex consigliere comunale nell’ambito di un processo, poi conclusosi con l’assoluzione, che non avrebbe però riguardato fatti connessi all’espletamento del servizio. La parcella corrisposta al legale sarebbe stata quattro volte superiore ai limiti previsti nelle tabelle dei compensi professionali.
Alla vigilia della conclusione del commissariamento e, forse, della competizione elettorale, la nuova inchiesta è destinata a far tremare ancora una volta il comune ionico.
GLI IMPUTATI. Giuseppe Barbarino, Alfio Bonaccorso, Claudio Brischetto, Angelo Cardillo, Mario Cardillo, Davide Ciasca, Alfio Compagnino, Leonardo Di Bella, Domenico Di Maggio, Agatino Fresta, Gaetano Giugliano, Carmelo Guglielmino, Giuseppe La Rosa, Salvatore Lizzio, Salvatore Mangano, Alfio Luciano Massimino, Sebastiano Micali, Agostino Mondello, Filippo Monforte, Rosita Monforte, Santi Moschetti, Alfio Musumeci, Anna Pennisi, Mario Rezoagli, Giuseppe Russo, Venerando Russo, Cateno Saturnino, Biagio Susinni, Giuseppe Tomasello, Mario Giuseppe Tornabene, Giuseppe Vadalà e Cinzia Viviani.