Appuntamento con la morte: "Così lo abbiamo ucciso"

Appuntamento con la morte, il pentito: “Così lo abbiamo ucciso”

Mafia nel Messinese. Ci sono voluti vent'anni per risolvere l'omicidio di Francesco Costanza

PALERMO – Ci sono voluti vent’anni per risolvere il caso. Secondo la Procura di Messina, Francesco Costanza, assassinato nel 2001, avrebbe pagato con la vita uno sgarbo imperdonabile per le regole di Cosa Nostra: chiedere il pizzo senza autorizzazione e per di più a un’impresa “protetta” da Bernardo Provenzano.

I mandanti dell’omicidio sarebbero stati Sebastiano Rampulla (oggi deceduto) e Domenico Virga (arrestato nella notte), mentre a sparare i colpi di pistola calibro 7.65 sarebbe Sergio Costanzo (anch’egli deceduto), mentre Carmelo Barbagiovanni (collaboratore di giustizia reo confesso del delitto) convocò la vittima all’appuntamento con la morte.

Il killer infierì su Costanza sfigurandone il volto a colpi di pietra. Il corpo fu rinvenuto la mattina del 29 settembre 2001 in contrada Cartolari ad Acquedolci.

Una prima inchiesta sull’omicidio era stata archiviata nel 2004. Nel 2008 la procura di Messina chiese la riapertura del caso, mettendo sotto inchiesta Virga, ma anche allora le indagini a nulla approdarono. Nel luglio scorso la terza riapertura. Alle già note rivelazioni dei pentiti Nino Giuffrè, boss di Caccamo e braccio destro di Provenzano, e Carmelo Bisognano di Barcellona Pozzo di Gotto, si sono aggiunte quelle nuove di Barbagiovanni del clan messinese dei Batanesi .

La riunione

“Il movente sta nel fatto che questo soggetto aveva posto in essere un’attività estorsiva in maniera autonoma per i lavori che si stavano effettuando sull’autostrada Messina-Palermo”, ha detto Barbagiovanni

La decisione di eliminarlo era stata presa nel corso di una riunione in un casolare a Finale: “Cerano Rampulla Sebastiano per la famiglia mafiosa di
Mistretta, Virga Domenico per la famiglia mafiosa di San Mauro Catelverde (il collaboratore in un primo momento aveva indicato Farinella Domenico, per poi indicare), Bisognano per la famiglia mafiosa dei barcellonesi, e Costanza”.

Costanza, legato ai mafiosi di San Mauro Castelverde, “pretendeva
di fare estorsioni senza rendere conto. Ammise questo fatto perché intendeva controllare la sua zona e ci disse che avrebbe diviso con noi una parte delle somme estorte”.

Appuntamento con la morte

Fecero finta di averlo perdonato ed invece decisero che Costanza andava eliminato. Avvisarono Vincenzo Galati Giordano e Sebastiano Bontenpo, i boss che comandavano in quella zona, che diedero il via libera dal carcere, e i killer entrarono in azione.

Quale esecutore materiale fu individuato Sergio Costanza, originario di Centuiripe. Nel frattempo Barbagiovanni cominciò a legare con la vittima
per “farmelo amico, per attirarlo in un tranello e farlo scomparire “. E venne il giorno del delitto. Si fermarono ad una cabina telefonica e invitarono Costanza all’appuntamento con la morte: “L’incontro con Franco avvenne nella strada provinciale che porta da Sant’Agata di Militello a San Fratello e che in quel momento era chiusa.

I colpi di pistola e la fuga

Si erano fermati in un slargo: “Quando Franco vide che Sergio gli puntò la pistola, gli disse: ‘Cosa devi fare con sta cosa?’ Costanzo gli esplose un primo colpo di pistola, a distanza di circa due metri, ma la pistola si inceppò. La vittima iniziò a scappare, ma inciampò scavalcando un recinto. Una volta che la vittima cadde a tema, Costanzo prese una pietra, lo colpì in testa e gli sparò poi in faccia. Io vidi tutta la scena perché anche io mi misi all’inseguimento di Franco” .

Il racconto di Giuffrè

Già nel 2002 Giuffrè aveva parlato dell’omicidio. Aveva saputo da Domenico Virga che Costanza “era vicino all’ambiente mafioso di Mistretta e che fu ucciso perché girava per conto suo tanto che aveva chiesto il pizzo senza autorizzazione ad una impresa di Bagheria che era stata messa a posto da me per conto di Provenzano e anche perché era sospettato di essere confidente delle forze dell’ordine”. Era una delle imprese di Michele Aiello che si occupava anche di edilizia e non solo di sanità, settore in cui avrebbe costruito le sue fortune.

Il racconto di Bisognano

Il barcellonese Bisognano ha confermato la riunione di Finale dove fu contestata a Costanza la raccolta del pizzo e al termine della quale fu deciso di uccidere Costanza: “L’omicidio è stato deliberato dal Rampulla ed eseguito da uomini di sua fiducia. ” .

I riscontri

I poliziotti, coordinati dal procuratore di Messina Maurizio De Lucia, hanno cercato riscontri alle dichiarazioni dei collaboratori. Gli incroci dei tabulati telefonici dei protagonisti, la descrizione dei luoghi e della dinamica accertata attraverso l’autopsia: tutto combacia con la ricostruzione di Barbagiovanni.


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