06 Marzo 2023, 05:45
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Si discute sui precari amministrativi dell’emergenza Covid, in Sicilia. Potrebbero essere ancora utili, oppure no? La nostra disastrata Sanità ne ha bisogno? Le risposte sono opposte. Qualcuno pensa di sì, con l’idea di un’esperienza sul territorio più ricca, altri non ne sono convinti. In ogni caso non si può negare che quel personale abbia dato una egregia prova di sé nell’ora più buia.
La premessa, solo apparentemente eccentrica rispetto al tema, serve per introdurre una domanda, a filo di paradosso: a che serve, invece, l’Assemblea regionale siciliana? Se possiamo fare a meno di chi, comunque, ha dato qualcosa, perché non dovremmo comportarci nello stesso modo con una fabbrica di consenso che non è quasi mai riuscita a produrre buona politica? L’agonia di una terra martoriata è un dito puntato contro la sua inefficienza, un segno di matita blu che narra un fallimento complessivo.
Una estremizzazione paradossale, l’avete capito. Nessuno potrebbe davvero proporre una assurdità del genere. Che, tuttavia, ha il merito di cogliere un’inerzia. La democrazia è sacra, ma la sua macchina dovrebbe funzionare a vantaggio del popolo. In coscienza – e questo vale da moltissimi anni, non soltanto per gli attuali inquilini – c’è qualcuno che, transitando nelle vicinanze del lussuoso Palazzo dei Normanni, abbia mai pensato che lì dentro si compiano atti risolutivi per alleviare le ferite dei siciliani? Invece, verosimilmente, l’assonanza naturale è quella del privilegio. L’Ars, un’isola di salvezza, un distributore di ottimi stipendi, in un contesto disperato. Ma di chi è la colpa di simili suggestioni: dei poveri che osservano quella reggia parlamentare da fuori, o di coloro che la frequentano, immersi in strategie e battaglie che, troppo spesso, riguardano esclusivamente i destini personali?
Antonio Condorelli, direttore di questo giornale, ha spulciato i conti del ‘Parlamento più antico del mondo’. Ecco qualche estratto della sua ricostruzione: su più aspetti ‘In Sicilia, ogni anno, vengono erogati oltre 17milioni di euro in vitalizi e pensioni agli ex deputati regionali’. E, venendo all’attualità: ‘L’insostenibile leggerezza dell’essere deputato in Sicilia si può leggere tra le righe di quella paginetta che sblocca un aumento da 10.700 euro/anno per ciascuno di loro: totale 750mila euro. Un romanzo che si è consumato nottetempo, tra gli strapuntini di una finanziaria inciucista che farebbe impallidire gli anni d’oro delle spartizioni mimetizzate tra gli schieramenti. Ma è sul filo di quegli 890 euro in più al mese che bisogna ricostruire l’essenza di una casta non al di sopra della legge – che prevede l’adeguamento all’Istat – ma lontana dal concetto di opportunità. In un momento in cui famiglie, dipendenti pubblici e imprenditori si stanno confrontando con una crisi senza precedenza e senza ristori concreti’.
Ovviamente, sul punto, si è sollevata una marea polemica che, dopo pochi giorni, è confluita nella risacca soffice del silenzio. “Il paradosso di una classe politica, che non legge i tempi, sta tutto in quello all’Assemblea regionale siciliana si è consumato: l’aumento di quasi 900 euro ad ogni deputato – ha dichiarato Davide Faraone, deputato nazionale di Azione-Italia Viva -. Si tratta dell’approvazione del bilancio interno dell’Ars, spacciato per automatico adeguamento Istat, ‘subìto’ dagli onorevoli regionali che non sono riusciti ad ‘arginare’ questo ulteriore bonifico nei loro conti correnti. Una bugia: lo scatto può essere bloccato, anche in Sicilia, come ogni anno, dal 2006 a oggi. Viene fatto dall’ufficio di presidenza della Camera dei Deputati”. Ci sono parlamentari regionali che intendono rinunciare a quei soldi. “Mi sono recata alla Missione Speranza e Carità, fondata dal missionario laico Biagio Conte, per incontrare il responsabile don Pino Vitrano – ha detto Valentina Chinnici del Pd – a cui ho consegnato un documento in cui mi impegno a versare ogni mese l’intera somma percepita come adeguamento Istat legato all’indennità parlamentare”. E il vicepresidente della Commissione Antimafia, Ismaele La Vardera, scrive su Facebook, a riguardo: “Il nostro disegno di legge viaggia spedito, nella speranza che i tempi siano celeri, ho in mano il foglio del bonifico che ho appena a effettuato per la costruzione della ‘Casa di Giulio’”.
I costi della democrazia – giova ripeterlo – sono necessari. Tuttavia, si possono porre domande legittime sul suo funzionamento, pretendendo che le istituzioni siano davvero luoghi in cui, con trasparenza, l’interesse pubblico abbia la predominanza su ogni altra valutazione. E si può invocare il rispetto di quella ‘opportunità’ che, in un momento drammatico, consiglierebbe un indirizzo sobrio e di condivisione della sofferenza generale. Questa consapevolezza, in Sicilia, al momento è un mero auspicio. Ma, chissà, forse le cose cambieranno. Forse, un giorno lontano, i siciliani passeranno da Palazzo dei Normanni e potranno dire: “Soldi ben spesi”. Troppo ottimismo? Probabilmente sì. (Roberto Puglisi)
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06 Marzo 2023, 05:45