CATANIA – “Non lottiamo solo per noi, ma anche per i vostri figli”. Non si arrendono le operatrici in servizio negli asili nido cumunali, in protesta da quando l’amministrazione ha pubblicato il bando per l’assegnazione del servizio per i prossimi 4 mesi. Tra appena due giorni, infati, scadrà la sospensione che l’assessore Villari aveva concesso – per trovare soluzioni, aveva detto – e il futuro per oltre il cinquanta per cento della forza lavoro pare sarà segnato. Con il nuovo bando saranno meno di quaranta le operatrici che, fino all’estate scorsa, erano un centinaio.
Una situazione che, sebbene abbia visto inizialmente poco “sostegno” da parte dei sindati Cgil, Cisl e Uil, che hanno lasciato spazio agli autonomi di Confsal e Cobas, sta suscitando preoccupazioni crescenti anche tra i sindacalisti confederati che stamattina hanno incontrato il viceprefetto.
E tra i consiglieri comunali, sempre più numerosi nel solidarizzare con i lavoratori e nel chiedere spiegazioni all’amministrazione non solo e non tanto per la contingenza – che pare sia dettata da norme di legge – ma soprattutto per conoscere quale idea a lungo termine abbia Palazzo degli Elefanti nei confronti di un servizio ritenuto fondamentale da più parti.
Come Maria Ausilia Mastrandrea, Ersilia Saverino e Niccolò Notarbartolo che, oggi pomeriggio, hanno espresso la propria solidarietà alle operatrici. “Recuperare la qualità almeno a livello di percezione” è la priorità secondo la Mastrandrea, per evitare che diminiusca ulteriormente il numero dei frequentanti. “Ma occorre anche capire come utilizzare fondi Pac e, in generale, le risorse europee”, sottolinea.
“E’ un peccato perdere un servizio considerato comunque molto valido per il costo eccessivo delle rette rispetto alle possibilità reali dell’utenza – afferma la Saverino – che viene allontanata anche da tutte queste notizie che riguardano la possibile chiusura degli asili nido”. Ma è Notarbartolo che affonda il colpo, chiedendo all’amministrazione quale sia l’idea che ha del servizio. “Lo dicano se vogliono privatizzarli o no – afferma. In questo momento, l’unica certezza è la riduzione del numero dei bambini, ma non sappiamo le motivazioni e a oggi non si capisce quale sia l’idea nei confronti del futuro. Nessuno parla di programmazione”.