PALERMO – Il Cefop è stato venduto, ma adesso gli esami finali dei corsi chi li fa? La cessione del mega ente della Formazione professionale rischia infatti di avere conseguenze paradossali per i lavoratori e persino per gli allievi. I corsi, infatti, si sono fermati. I dipendenti stessi, licenziati dall’ente, dovrebbero passare alla nuova cordata rappresentata dal Cerf. Un passaggio, però, sul quale restano ancora molte zone d’ombra. E non a caso la Regione ha deciso di vederci chiaro convocando urgentemente i commissari giudiziali che hanno guidato il Cefop, appunto, in amministrazione straordinaria.
Nei giorni scorsi il capodipartimento Anna Rosa Corsello ha incontrato il commissario Bartolo Antoniolli. Al commissario, il dirigente generale della Formazione ha chiesto ufficialmente il contratto di vendita al Cerf. Dal quale l’amministrazione regionale dovrà tirare fuori un po’ di conclusioni. Con l’obiettivo di fugare qualche dubbio. Prima di autorizzare l’utilizzo dei fondi regionali per il finanziamento del nuovo ente che dovrebbe subentrare al Cefop.
Ma tra i lavoratori le preoccupazioni adesso sono tante: “Si sono fermati i corsi – racconta un dipendente storico del Cefop – e non sappiamo come si andrà avanti. Non sappiamo chi sosterrà gli esami. E non è un fatto da poco”. In effetti, gli esami finali dei corsi sbloccano l’ultimo 20% del finanziamento destinato all’ente di Formazione. Soldi al momento “in bilico”. “Si tratta anche dei nostri stipendi”, protestano i lavoratori. Ma non solo. Il problema riguarderebbe anche le decine di allievi che a quei corsi hanno preso parte. E che rischiano, oggi, di non completarli. Corsi inutili, per loro, in quel caso. E i corsi in questione sono davvero tanti, da quelli per assistenti sanitari a quelli per webmaster. Fino, pare, ai cosiddetti “Oif”, i corsi destinati agli alunni delle scuole.
Dall’assessorato alla Formazione, così, fanno sapere che bisognerà valutare tutto attentamente. Perché il passaggio dei corsi dal Cefop al Cerf non è così “automatico”. Proprio per questo motivo il capodipartimento Corsello ha convocato i commissari. Vuole risposte chiare su chi completerà i corsi della prima annualità dell’Avviso 20 (quelli attualmente “in bilico”, appunto), e chi si curerà di quelli della seconda annualità, per la quale la Regione ha trasferito al Cefop la bellezza di 17 milioni di euro. Insomma, la Regione vuole verificare se il passaggio dei corsi è fattibile.
Ma non solo. Superata le verifica tecnica, l’assessorato approfondirà un altro punto. Il passaggio al Cerf della parte conclusiva dei corsi, infatti, prevede anche alcune operazioni come quelle di rendicontazione. Se, ad esempio, nella convenzione legata alla vendita del Cefop, il Cerf non si “accollasse” gli eventuali debiti, la Regione si troverebbe nella situazione, in caso di contenzioso o nel caso di revoca di corsi con richiesta di restituzione delle somme, di non sapere a chi “chiedere indietro” i soldi. Chi, insomma, dovrà colmare gli eventuali debiti.
Un giallo, quindi. “Non si comprende – denuncia anche il sindacato Snals Confsal – la strategia che sta adottando l’Ente Cerf che pare stia per ricevere somme di circa 17 milioni di Euro con la promessa di impiegare il personale del Cefop. In contrasto alle normative regionali ed al contratto collettivo di lavoro. L’ente ha predisposto un bando per l’assunzione di circa 400 nuove unità; scoraggiando i “vincitori del bando”, ha destinato tali lavoratori in sedi distanti dalla propria residenza (abbondantemente oltre i 50 km) costringendoli, per questa via, a rinunciare all’incarico e ad andare ad ingrossare le fila degli aspiranti dipendenti del Ciapi. Il determinarsi di tale situazione ha ingolfato ed allargato la platea degli idonei al Ciapi, il cui numero è aumentato da 1415 ad oltre 1900 unità. La Regione – insiste il sindacato – non sta garantendo il rispetto della legalità. Siamo pronti a presentare un esposto alla Procura”.
Caos su caos. In un mondo, quello della Formazione professionale, che sembra non avere pace. Di pochi giorni fa, infatti, le sentenze del Cga che hanno aperto ai lavoratori degli sportelli multifunzionali inizialmente esclusi, il passaggio al Ciapi di Priolo. La Regione avrebbe commesso un errore evidente: avere scambiato l’iscrizione all’albo unico dei formatori come requisito essenziale per il passaggio al Ciapi di Priolo. Mentre – stando al bando – avrebbe dovuto soltanto attribuire un punteggio per stilare una graduatoria che si è trasformata in un semplice elenco nominativo, “stoppato” dal Cga..
E a proposito dell’albo dei formatori,in Commissione cultura all’Ars, la dirigente Corsello ha denunciato il proliferare di contratti atipici stipulati dopo il blocco delle assunzioni, fissato al 2008. Circa settemila contratti che potrebbero, attraverso tentativi di conciliazione, essere tramutati in assunzioni a tempo determinato. “Questo – afferma la deputata Gianina Ciancio – a causa di controlli inesistenti. E’ stata la stessa dottoressa Corsello ad ammettere che in assessorato ci sono circa 2000 faldoni di documentazione giacenti dal 1998, che solo ora hanno cominciato ad essere esaminati”.
Negli ultimi tempi, invece, stando sempre alla denuncia dei grillini, sarebbero stati gli enti a mostrarsi sordi alle richieste di invio delle carte, fatte dalla Regione, cosa che rischia di innescare l’ennesima bomba nell’universo Formazione. “Gli enti che non hanno provveduto a mandare in assessorato le pezze d’appoggio – afferma Valentina Zafarana – non solo non vedranno mai i saldi dei finanziamenti che si attestano a circa al 25 per cento delle annualità già erogate, ma rischiano di dover restituire anche le anticipazioni avute, con contraccolpi dalle conseguenze forse nemmeno immaginabili e che potrebbero pagare anche i lavoratori”. Il sistema-Formazione, insomma, rischia definitivamente di saltare in aria.