PALERMO – L’inchiesta è passata a carico di noti in poche ore. Tre persone sono finite sotto accusa per attentato alla libertà e offesa all’onore e al prestigio del presidente della Repubblica. Un reato gravissimo punito con una reclusione da cinque a quindici anni di carcere, che prevede persino l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare. L’eventuale processo si svolgerebbe in Corte di assise.
Il procuratore aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Calogero Ferrara hanno identificato e messo sotto accusa Manlio Cassarà, palermitano, che ha scritto su Facebook “hanno ucciso il fratello sbagliato”, riferendosi all’omicidio di Piersanti Mattarella, fratello del capo dello Stato, assassinato dalla mafia nel 1980; Michele Calabrese, autore di un post analogo, ed Eloisa Zanrosso che ha scritto: “ti hanno ammazzato il fratello, non ti basta?”. Prima di iscriverli nel registro degli indagati si è dovuto accertare che i profili social corrispondessero a persone reali.
Non è finita. Ci sono altre cento posizioni al vaglio degli investigatori. Tutta gente che ha scatenato la rabbia contro Sergio Mattarella, dopo che il presidente non ha dato il via libera al governo Salvini-Di Maio. Sono state avviate le procedure di identificazione. Tra i post sotto osservazione ci sono pure quelli di una professoressa palermitana che invitava Mattarella a cambiare idea altrimenti avrebbe fatto una brutta fine. Molti post sono stati cancellati in fretta e furia, quando però i poliziotti avevano già fatto gli screenshot delle frasi incriminate. Troppo tardi, dunque, per cancellare le prove.
Quella aperta dalla Procura diretta da Francesco Lo Voi rischia di diventare una maxi inchiesta. Un contenitore sterminato di offese e minacce rivolte alla più alta carica dello Stato. L’indirizzo è tolleranza zero per non derubricare quanto accaduto alla voce “banalità da tastiera”.