PALERMO – Antonello Nicosia provava disprezzo per i magistrati antimafia. Le microspie hanno captato una conversazione agghiacciante dell’uomo arrestato stamani nel blitz dei finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria, dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Agrigento. Le indagini della Dda hanno svelato la vera identità di Nicosia. Il suo ruolo di paladino dei diritti dei detenuti e di assistente parlamentare erano solo di facciata. In verità Nicosia sarebbe un mafioso del clan di Sciacca, legato a boss vicinissimi a Matteo Messina Denaro.
Mentre era in macchina con un esponente nazionale, come lui, dei Radicali, transitando nei pressi del “Falcone e Borsellino di Punta Raisi”, Nicosia diceva: “All’aeroporto bisogna cambiare il nome”. Perché? si chiedeva il suo interlocutore, Alessio Di Carlo, con non poco stupore. “Bisogna cambiarlo”, insisteva Nicosia. Di Carlo dissentiva. Credeva che Nicosia ne facesse un problema di immagine per la Sicilia: “Non va bene Falcone e Borsellino? Dici perché evocano la mafia…”.
L’idea di Nicosia era un’altra: “Ma perché dobbiamo spiegare chi sono scusami, perché dobbiamo sempre mescolare la stessa merda”. A suo dire non si doveva neppure ricordare il magistrato vittima di un “incidente sul lavoro”: “Ma poi quello là non era manco magistrato quando è stato ammazzato Falcone. Aveva già un incarico politico”.
Infine tornava sull’intitolazione dell’aeroporto di Punta Raisi ai due magistrati assassinati nelle stragi di Capaci e via D’Amelio. Perché, si chiedeva Nicosia, scegliere due magistrati e non Luigi Pirandello o Leonardo Sciascia. Secondo lui, bisognava cancellare il passato doloroso della Sicilia. Archiviare le stragi volute da Cosa Nostra, a cominciare dal nome di un aeroporto. Nel frattempo, così dicono le indagini della Dda di Palermo, la mafia era il presente di Nicosia.