Augusta, la lotta degli ambientalisti contro il McDonald's - Live Sicilia

Augusta, la lotta degli ambientalisti contro il McDonald’s

Una storia iniziata a giugno 2021 e lontana dall'essere chiusa. In cui, adesso, spunta anche un documento del 1996 che parla di un "polmone verde".

AUGUSTA – In Sicilia c’è un posto in cui la battaglia di Davide contro Golia si ripete di continuo. Si combatte, però, a suon di atti amministrativi e ricorsi al Tar. Ad Augusta tre associazioni ambientaliste tentano di impedire la costruzione di un ristorante fast food della catena di McDonald’s. Non è il fast food in sé, è il posto: su un’area verde che, per gli attivisti, dovrebbe essere un palmeto tutelato.

Per il Comune, invece, il ristorante statunitense (e il canone di 45mila euro all’anno che pagherà) sono preferibili. Adesso, però, spunta un documento venuto fuori dagli archivi del municipio megarese: nel novembre 1996 l’amministrazione, nella stessa area, aveva voluto un “polmone verde capace di accogliere manifestazioni cittadine di carattere culturale e ricreativo”.

L’inizio della storia

Per arrivare all’inizio di questa storia, bisogna tornare a giugno 2021, quando il Comune di Augusta decide di fare partire una manifestazione d’interesse per la “riqualificazione e recupero dell’area allo stato non utilizzata” tra corso Sicilia e via Aldo Moro. Uno spazio comunale, da “valorizzare” secondo la stessa amministrazione. Con l’aiuto, magari, dei privati. Del resto, quella zona qualcuno se la ricorda per una vecchia festa dell’albero, quando nell’area verde vennero messe a dimora piante pensate per restare.

Mentre dal territorio tutto tace, il 15 settembre 2021 si fa viva la McDonald’s Developement Italy, con sede in Delaware, negli Stati Uniti. Con un’idea pronta proprio per quello spazio lì. Nel progetto del colosso mondiale dei fast food c’è tutto quello che un ristorante McDonald’s dovrebbe avere: un campo da mini basket, un parco giochi e, soprattutto, un grande fabbricato, i parcheggi di pertinenza e il tracciato per il futuro McDrive. Oltre che, naturalmente, aiuole verdi curate, e una viabilità interna bene illuminata e dotata di tutti i sottoservizi necessari.

La concessione

Un progetto totalmente a carico della società Usa, che si impegna anche a rendere tutto – tranne, ovviamente, il ristorante in sé – aperto alla fruizione del pubblico. Il Comune di Augusta pensa anche a una società che possa occuparsi di gestire il futuro campo da mini-basket. Del resto, il luogo dove tutto questo sorgerà è un’area pubblica, una zona F del piano regolatore della città. Un’area di 6280 metri quadrati destinata ad “attrezzature e impianti di interesse generale”. A gennaio 2022, la giunta presieduta dal primo cittadino Giuseppe Di Mare decide di valutare positivamente la proposta di McDonald’s: quello spazio sarà suo per trent’anni, in cambio di un canone di 45mila euro l’anno. In pratica, il Comune accoglie l’unica proposta arrivata alla manifestazione d’interesse pubblicata un anno e mezzo prima.

Le associazioni ambientaliste

È a questo punto che le associazioni ambientaliste saltano sulla sedia. Perché il provvedimento emanato dalla giunta mostrerebbe una “diretta attitudine a ledere interessi ambientali” e sarebbe “senz’altro idoneo a incidere sulla qualità della vitadel territorio su cui ha effetto. Obiezioni messe nero su bianco nel ricorso al Tribunale amministrativo regionale di Catania depositato dall’associazione Natura Sicula – che segue la questione insieme a Legambiente Augusta e a Punta Izzo Possibile – a marzo 2022. La costruzione del McDonald’s, si legge nel documento, provocherebbe la “definitiva scomparsa dell’unica area di verde pubblico risparmiata all’espansione edilizia privata”.

Tanto più che proprio dove si pensa di spianare l’area per costruire, scrive l’associazione, c’è un boschetto di palma nana, una pianta protetta simbolo, per citare l’esempio più noto, della Riserva dell’Oasi dello Zingaro, nel Trapanese. Senza contare, aggiungono gli attivisti, che la concessione a McDonald’s sarebbe comunque illegittima: l’atto non è passato dal Consiglio comunale, unico organismo competente in materia di urbanistica e alienazioni immobiliari, bensì ha avuto il via libera dalla sola giunta municipale. “La decisione che approva la cessione del bene immobile si avvera pertanto manifestamente arbitraria”, sottolinea il ricorso.

La risposta del Comune di Augusta

Tutti motivi infondati, secondo l’amministrazione comunale megarese. Se Natura Sicula chiede l’annullamento del provvedimento, il municipio risponde che la onlus non ha alcun diritto di farlo. Intanto perché la manifestazione d’interesse non ha registrato partecipanti diversi oltre a McDonald’s: la onlus avrebbe invece potuto presentare una propria proposta concorrenziale, qualora avesse voluto gestire l’area. E poi perché la zona in questione non è sottoposta a vincoli paesaggistici.

Inoltre, commenta il Comune, la giunta poteva accogliere la proposta della catena di fast food perché, in effetti, la procedura a evidenza pubblica c’era stata. Non un bando, certo, ma il mercato era stato consultato e non aveva “mostrato un concreto interesse”. C’è poi il tema della proposta progettuale arrivata oltre la scadenza della manifestazione di interesse: “La società Mcdonald’s Development Italy ha presentato nei termini di scadenza e segnatamente in data 28 giugno 2021 una manifestazione di interesse, richiedendo opportuni chiarimenti – si legge nella memoria difensiva dell’amministrazione – Il 12 luglio 2021, il Comune dava riscontro alla superiore nota rendendosi disponibile, previa richiesta, a valutare eventuali proroghe dei termini previsti nell’Avviso”.

Proroga che poi, in effetti, viene richiesta (anche in virtù dell’avvicinarsi delle vacanze estive e del persistente periodo emergenziale legato alla pandemia da Covid-19) e concessa. Il progetto, insomma, insiste il Comune, è arrivato nei termini.

La sentenza del Tar

Passano i mesi e, a settembre 2022, il Tar di Catania giudica inammissibile il ricorso delle associazioni “per difetto di legittimazione”. I giudici amministrativi sottolineano che la zona F del piano regolatore “non potrà mai essere una zona a verde”, ma potrà soltanto ospitare “attrezzature sociali di livello urbano o comprensoriale”, tra le quali “parchi e sport”. Il tribunale amministrativo aggiunge che i 6280 metri quadrati di cui si discute sono un’area “prevalentemente incolta, inutilizzata e abbandonata, popolata in buona parte da sterpaglie”.

Che interesse potrebbe avere in una zona così un’associazione ambientalista? Per il Tar etneo, nessuno. Giacché l’edificazione su “un’area incolta del territorio urbano” non inciderebbe “negativamente su habitat naturali o ecosistemi”. E cioè, dicono i giudici: visto che al momento la zona, a giudicare dalle immagini, non è diversa da uno spazio abbandonato, Natura Sicula non può occuparsene rivolgendosi ai giudici amministrativi.

Per gli ambientalisti è una sconfitta durissima. A cui rispondere appellandosi al Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Siciliana, sostenendo che “l’interesse alla conservazione del suolo inedificato, proprio per la sua importanza sotto il profilo ecologico e ambientale, ha oramai assunto una rilevanza costituzionale e internazionale”. È il cosiddetto “consumo di suolo a saldo zero”, ormai via maestra degli strumenti urbanistici locali.

Il documento del 1996

Se per pagare il ricorso al Cga è partita una raccolta fondi, sostenuta anche da Legambiente Augusta e Punta Izzo Possibile, dagli archivi del Comune di Augusta salta fuori un documento di trent’anni fa che parla proprio di quell’area. Una determinazione sindacale, la 249 del 18 novembre 1996, con la quale l’allora primo cittadino Giuseppe Gulino dispone l’affidamento dei lavori di sistemazione dell’area per 37 milioni di Lire.

L’obiettivo, un trentennio fa, era “trasformare l’area di che trattasi da deposito di rifiuti solidi urbani e vegetazione spontanea in un polmone verde capace di accogliere manifestazioni cittadine di carattere culturale e ricreativo”.

Ai tempi, l’amministrazione megarese si era fatta carico della piantumazione di venti tra ficus e alberi simili e nove palme. Perché se l’area, allora, era uno spazio incolto e pieno di immondizia, il Comune voleva correre ai ripari. A consumo di suolo zero. Era il secolo scorso. Oggi il palazzo di città di Augusta incarica un avvocato cassazionista per difendere la decisione di affidare per 30 anni l’area a McDonald’s, checché ne pensino gli ambientalisti del territorio.


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