Autostima e crescita professionale |Roberto Re in tour anche a Catania - Live Sicilia

Autostima e crescita professionale |Roberto Re in tour anche a Catania

L'appuntamento è per venerdì 31 marzo al Teatro ABC in Via Pietro Mascagni 92.

mental coach
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CATANIA – La Roberto Re Leadership School, l’azienda che ha fatto la storia della crescita personale in Italia ed ha visto più di 350.000 persone ai propri corsi, celebra quest’anno il traguardo dei 25 anni. Ed è proprio in occasione di questo speciale compleanno che Roberto Re ha deciso di organizzare uno speciale one night seminar, per commemorare una carriera che lo ha consacrato come uno dei maggiori esperti nel campo della formazione personale e professionale. E venerdì 31 marzo sarà a Catania al Teatro ABC in Via Pietro Mascagni 92.

Cos’è un mental coach?

Un mental coach è un esperto che aiuta la persona a gestirsi meglio dal punto di vista mentale ed emozionale. Il paragone più semplice è pensare al Person Trainer della palestra, ovvero colui che è esperto in allenamento e sa come far allenare la “macchina corpo” del cliente per fargli ottenere i migliori risultati. Non è un medico, non è un fisioterapista, se ha delle buone nozioni conosce l’anatomia ma il suo compito non ha a che fare con alcun tipo di terapia, il mental coach lavora prevalentemente con persone coscienti che desiderano star meglio. La differenza rispetto a uno psicologo è che quest’ultimo è un terapeuta vero e proprio mentre il mental coach lavora con chi sta già bene ma che ha come obiettivo proprio quello di allenare al meglio i muscoli mentali ed emozionali: dal riuscire a esser più concentrato, più attento, ad imparare a gestire certe situazioni, a prendere decisioni più efficacemente, fino a gestire al meglio il proprio tempo.

Quale pubblico segue i suoi eventi?

Il mio pubblico è assolutamente eterogeneo, più o meno metà uomini e metà donne, l’età media principale è fra i 30 e i 50 anni. E’ più facile che si tratti di professionisti o piccoli imprenditori, persone che in qualche modo devono gestire in autonomia la propria attività, il proprio business. Capita però anche a una donna, madre di famiglia, di avere il desiderio di imparare a comunicare meglio, magari in vista di evidenti difficoltà che si possono incontrare sul percorso educativo dei figli. Molte delle persone che incontro ai miei corsi possono essere anche dipendenti che magari hanno una seconda attività e che desiderano migliorarsi nella gestione di un team o che vogliono essere più disinvolti nel parlare in pubblico. Cos’hanno in comune tutte queste persone così diverse tra loro? Di certo la mentalità volta al miglioramento, una certa ambizione, e l’impegno che li porta in generale a voler fare e gestire se stessi meglio. È quindi evidente che ci sia una predisposizione verso il proprio sviluppo personale. Difficilmente la persona che si accontenta della mediocrità, a cui va bene un po’ tutto, parteciperà ai miei corsi. La cosa interessante è che spesso molti amano definire i miei seminari come “corsi di autostima”, dove tra le righe si vuole sottintendere che chi li frequenta ha poca autostima. Io credo invece che, al contrario, chi nella vita ha già ottenuto risultati sopra la media e possiede un livello culturale ed economico medio alto, desidera un ulteriore miglioramento al fine di ottenere gli stessi risultati magari con minor sforzo.

Come mai un tour per l’italia?

Il tour nasce per promuovere le nostre 18 scuole di formazione sparse sul territorio, con l’obiettivo di creare un evento per i nostri corsisti ma anche per raccontare in cosa consiste la nostra attività rivolgendoci anche a chi non conosce il nostro mondo. Proprio per questo motivo il costo della serata è assolutamente alla portata di tutti in modo che possano avvicinarsi a noi anche quelli che sono solo curiosi e che vogliono saperne di più.

Come è cambiata la sua attività in questi 25 anni?

È cambiata tantissimo: 25 anni fa in Italia il mercato della formazione non esisteva nemmeno e, a parte le grandi aziende multinazionali, non faceva parte della nostra cultura, ben distante da quella anglosassone. Basta dare uno sguardo alle università americane per esempio: loro spendono decine di migliaia di dollari all’anno per la formazione. Qui in Italia invece suggerire a qualcuno di investire soldi per la propria crescita personale era considerato un’assurdità, soprattutto alle fine degli anni ’80 inizi anni ’90. Quindi posso dire che per certi versi siamo stati noi i pionieri di questo mercato in Italia e siamo stati i creatori della formazione. In sostanza oggi questi argomenti sono sdoganati: il mondo è cambiato e in molti iniziano a sentire l’esigenza di sviluppare ulteriori strumenti per affrontare le sfide quotidiane. Nel mio caso il fatto di esser stato il pioniere della formazione mi da il vantaggio di essere il più conosciuto sul mercato e quindi è evidente che sia più semplice. Dopo aver venduto quasi 700.000 copie di libri ormai ho una credibilità diversa ed è cento volte più facile promuovere quello che facciamo così come per le persone è più facile affidarsi e fidarsi di noi.

Le persone hanno più o meno bisogno di autostima nel 2017?

Non c’è un periodo storico in cui c’è più o meno bisogno di autostima. È sempre un elemento molto importante per un individuo: una persona che ha poco stima di se combinerà sempre molto poco in generale nella vita. Questo vale adesso, valeva 100 anni fa e varrà in futuro. Probabilmente quello di cui c’è più bisogno in questo periodo storico sono alcune caratteristiche personali come la flessibilità, la capacità di adattarsi velocemente al cambiamento, di lasciar andare velocemente il vecchio per il nuovo perché il mondo in cui viviamo ce lo richiede costantemente. Oggi tutto viene sostituito dalle app o da qualcos’altro e quindi la capacità di essere rapidi a sfruttare il cambiamento fa la differenza. E’ chiaro che l’essere umano fa naturale resistenza al cambiamento e quindi è una cosa che seppur possa sembrare ovvia non lo è affatto. All’interno di questo contesto l’autostima ha certamente un ruolo importante perché è evidente che tanta più stima ho di me tanto più saprò affrontare il cambiamento; al contrario una persona che ha poca autostima inevitabilmente di fronte al cambiamento si trova spiazzato.

Tre step fondamentali per autorealizzarsi

Non esistono le “formulette magiche” per la propria realizzazione personale ed è utile anche capire esattamente che lettura diamo all’autorealizzazione, perché spesso ha a che fare con la realizzazione dei propri obiettivi, dove il successo personale è tale proprio perché è personale. Si tende sempre a misurarlo in base a quanto si sta bene e si è felici, a quanto si è in grado di realizzare la vita che si desidera e sempre meno in base al possesso di qualcosa di ‘materiale’. Per fare questo i passi fondamentali sono:

1.Sapere cosa si desidera e dove si vuole andare: la maggior parte delle persone non sa cosa vuole, magari sa cosa vuole fare (perdere tot chili, andare in piscina due volte a settimana, andare in vacanza in un determinato posto), però sapere cosa davvero è importante per noi cosa ci muove, cosa davvero ci stimola e ci motiva non è così facile da interpretare.

2.Dove andare, avere uno scopo, un perché, un significato per quello che si vuole fare permette di raggiungere risultati estremamente superiori.

3.Avere un piano di azione, una strategia che permetta di organizzare con gli strumenti giusti le proprie azioni, perché con la sola motivazione e il solo desiderio di fare non si va da nessuna parte. Non deve esistere solo una componente mentale ed emozionale ma anche una componente pratica che permetta di generare risultati.

Donne e uomini: ci sono differenze nell’approccio alla vita, professionale e personale in termini di autostima?

Le differenze tra uomini e donne sono abbastanza evidenti: a partire dalle modalità di gestione che hanno a che fare con la diversa natura maschile e femminile. Per semplificare, l’uomo tende molto di più a realizzarsi nell’azione, mentre la donna molto di più nella relazione. Cioè il mondo maschile è molto più un mondo che mira ad azioni concrete orientate ai risultati, in parte per genetica, in parte perché culturalmente l’uomo è da sempre condizionato a dover mostrare le proprie capacità, seguite da risultati, con quello che è in grado di ottenere, di costruire e di realizzare. La donna invece è molto più guidata dal rapporto, dalla relazione e quindi pone alla base della relazione la comunicazione, che comporta una modalità diversa di approcciare e di agire anche nel mondo del lavoro. La cosa molto bella oggi è, secondo me, soprattutto nel mondo del lavoro, che il modo di essere un leader, quindi di guidare altre persone, prima era estremamente maschile. Nel mondo in cui viviamo oggi invece vale sempre meno l’autorità e sempre di più l’autorevolezza. Conta la comunicazione, l’empatia, la capacità di comprendere gli altri, la sensibilità, il saper dire la cosa giusta al momento giusto. Tutte caratteristiche che sono molto più femminili che maschili e che l’uomo necessita di apprendere e imparare maggiormente e la donna, essendone già stata dotata in maniera naturale, di imparare a utilizzare meglio.

 

 

 

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