“Avvelenamento da nitriti”, un’intossicazione che può portare alla morte. Il sangue non veicola più l’ossigeno, innescando nel corpo un meccanismo letale. La diagnosi sulla cartella clinica delle due donne ricoverate alla seconda Rianimazione dell’ospedale Civico è gravissima. Le loro condizioni vanno migliorando, i medici assicurano che non sono più in pericolo di vita, ma amici e parenti hanno temuto il peggio per l’intera giornata. In ospedale ci sono ancora le volanti della polizia che hanno ricevuto la segnalazione dei medici del nosocomio: le pazienti saranno infatti nuovamente riascoltate per ricostruire la vicenda nel dettaglio.
Secondo una prima ricostruzione i sintomi si sono fatti vivi dopo pranzo: le due dipendenti del settore amministrativo dell’Ismett avrebbero infatti subito avvertito spasmi muscolari e problemi alla respirazione. Poi il battito accelerato e la perdita dei sensi. Avevano pranzato insieme con le patate alla pizzaiola preparate a casa da una di loro, ma qualcosa è andato storto. L’allarme è stato lanciato immediatamente e le ambulanze del 118 hanno trasportato le due al pronto soccorso dell’ospedale Civico, dove il lavoro dei medici le ha salvate. “E’ fondamentale intervenire in tempo in questi casi” – spiega Renata Lanzino, medico nutrizionista del nosocomio – perché ogni secondo in più può rivelarsi fatale. Intossicazioni di questa gravità si verificano quando la ossiemoglobina si trasforma in metaemoglobina: in pratica i nitriti, che sono delle sostanze potenzialmente cancerogene, vengono scambiati per ossigeno e l’intero sistema viene coinvolto nell’intossicazione”.
Tutti i vegetali, comprese le patate, nel caso specifico, sono ricchi di nitriti, ma in dosi limitate. “Quelle ingerite dalle due pazienti – aggiunge la dottoressa – potrebbero averne avuto in eccesso perché coltivate in aree in cui si è abusato di fertilizzanti. Questi ultimi provocano una concentrazione di sostanze chimiche molto elevata. Oppure, potrebbe trattarsi di patate che erano state acquistate da settimane e già diventate verdi. Di conseguenza, potrebbero avere prodotto un’alta quantità di ‘solanina’, sostanza nociva che non viene eliminata dalla cottura, perché viene espulsa dalle patate soltanto a temperature superiori i 243 gradi. Il tubero – conclude – non va mai consumato in quelle condizioni”.