Duello tra Ardizzone e Baccei | Scricchiola la maggioranza - Live Sicilia

Duello tra Ardizzone e Baccei | Scricchiola la maggioranza

L'assessore all'Economia: "Roma non si fida dell'Assemblea regionale". E il presidente del parlamento replica: "Non sei la Troika". Ma dalla Finanziaria al "caso Humanitas", passando dall'elezione del vicepresidente di Sala d'Ercole e dalle surreali elezioni di Agrigento, sono forti le tensioni interne alla coalizione. E intanto, la manovra ancora non c'è.

PALERMO – Il periodo probabilmente non è quello più indicato per gli scollamenti. Per le fratture. Ma la maggioranza di Crocetta, a poco più di un mese dalla “deadline” della Sicilia, quella entro la quale bisognerà chiudere il bilancio o andare a casa, scricchiola paurosamente. In particolare sull’asse che lega il presidente della Regione all’Udc. Partito, oggi, dalle percentuali “decimali” a livello nazionale, ma ancora in grado di esibire in giunta due assessori e all’Ars un gruppo di parlamentari che potrebbero essere decisivi nell’iter di una manovra delicatissima. E invece, Crocetta e il suo governo sembra giochino a punzecchiare i centristi. A provocarli. E la reazione non è tardata: dalla Finanziaria al caso Humanitas, fino a giungere al surreale caso delle elezioni agrigentine, è guerra intestina nella coalizione di governo.

L’ultima stoccata, durissima, è quella del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone. Una replica, a dire il vero, alle parole dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei e raccolte dal quotidiano La Sicilia: “La manovra? Roma non si fida dell’Assemblea regionale”. E la prima carica dell’Ars è intervenuta. Figura istituzionale, certo. Ma Giovanni Ardizzone è anche uno dei “big” dell’Udc siciliano. “La Sicilia – ha detto Ardizzone rivolgendosi a Baccei – non è la Grecia e lui non è la Troika. Baccei dimentica di essere un assessore del governo regionale siciliano, con il precipuo compito di garantire alla nostra Isola le risorse che, per Costituzione e Statuto, le sono dovute e che non sono una cortesia del governo nazionale nei nostri confronti. E proprio su quest’ultimo aspetto, – ha aggiunto – mi pare che fino a oggi ci siano stati troppi silenzi da parte di Baccei, anche quando, con semplici colpi di penna, lo Stato, come per magia, ha sottratto unilateralmente ingenti risorse”.

E Ardizzone entra anche nel merito delle finanze regionali, che sarebbero in gravissime difficoltà, mentre la legge di stabilità non è ancora giunta a Palazzo dei Normanni. “Il forte squilibrio dei conti – dice infatti Ardizzone è in massima parte riconducibile a decisioni statali che hanno creato, nel tempo, condizioni di forte criticità nelle finanze della Regione. L’assessore Baccei dimentica che nel 2007 lo Stato, unilateralmente, ha innalzato al 49,11% la quota di compartecipazione della Regione al Fondo sanitario, sottraendoci 600 milioni di euro l’anno. Ci restituiscano queste somme perché ci spettano e non per cortesia. E che dire del contributo di 1,2 miliardi per il 2015 richiesto alla Sicilia per il risanamento dei conti pubblici nazionali? Un importo iniquo se rapportato a quelle delle altre regioni a Statuto speciale. Stesso discorso per la continua erosione dell’Irpef relativa ai redditi prodotti in Sicilia. Nonostante l’articolo 36 dello Statuto siciliano – ha proseguito Ardizzone – attribuisca all’Isola la totalità delle entrate tributarie erariali riscosse nel territorio, lo Stato ha progressivamente incamerato parte crescente di questo gettito, trasferendo al di fuori della Regione gli uffici finanziari addetti alla riscossione. Le ultime stime ci dicono che il ‘danno’ è di circa 3 miliardi di euro l’anno. Un esempio? Il trasferimento a Latina del centro di riscossione per i dipendenti pubblici: meno 250 milioni. E ancora, l’assorbimento del Banco di Sicilia e Sicilcassa da parte di Unicredit con trasferimento del centro a Milano: meno 150 milioni. Anche queste somme devono tornare nelle casse della Regione. Senza se e senza ma. Baccei – conclude – ha il dovere di proporre un bilancio e una legge finanziaria che consentano il risanamento economico della Regione e soprattutto lo sviluppo della nostra Isola. Tutto il resto sono chiacchiere in libertà”.

Attacchi “smorzati” dal governatore: “Ho incontrato Ardizzone e mi è sembrato di cogliere – ha detto Crocetta – una grande volontà di portare avanti il processo di riforme, la stessa sensazione avuta dal confronto con diversi rappresentanti parlamentari. Io credo che governo e parlamento, su questo fronte di rinnovamento per la Sicilia, lavoreranno insieme. Il tema principale ora è far quadrare i conti e cambiare rotta attraverso riforme serie”.

Far quadrare i conti. Che evidentemente ancora non sono “quadrati”. E in effetti una Finanziaria ancora all’Ars non è nemmeno arrivata. Lo conferma il presidente della commissione bilancio Nino Dina, che già nei giorni scorsi aveva “avvisato” il governo regionale: “C’è la manovra, ma manca il bilancio. Così l’esame non può nemmeno iniziare. Mi sembra ovvio – ha aggiunto – che i due documenti debbano camminare insieme”. Ma per il bilancio si aspetta ancora l’esito dei tavoli romani che dovranno trovare il modo di colmare il buco. Una sorta di promessa sarebbe arrivata nei giorni scorsi: Roma interverrebbe con tre miliardi. Crocetta avrebbe rilanciato chiedendo che venga esaminata subito la parte, già pronta, che riguarda le riforme, in attesa che da Roma arrivino i soldi per mettere in pari i conti. Anzi, l’approvazione della parte relativa ai tagli di spesa, “aiuterebbe” la Sicilia al tavolo romano per ottenere dal governo Renzi la mano che serve per tappare il buco.

Ma il cammino di questa manovra sembra già “ad ostacoli”. E a rendere ancora più instabile il clima a Sala d’Ercole è l’elezione del nuovo vicepresidente dell’Assemblea, Giuseppe Lupo. Il capogruppo dell’Udc Mimmo Turano, infatti, ha detto: “In Aula avevo chiesto alla maggioranza di non partecipare alla votazione per non entrare a gamba tesa in una delicata vicenda istituzionale e nel travaglio delle opposizioni, purtroppo non è stato possibile”. Una maggioranza “poco responsabile”, secondo Turano. E non è un buon viatico in vista dei giorni in cui il governo chiederà proprio alla maggioranza senzo di responsabilità nella votazione della Finanziaria.

Ma l’elezione del vicepresidente si incrocia anche con altre vicende. È noto, infatti, che il candidato “centrista” alla vicepresidenza fosse il capogruppo di Ncd Nino D’Asero. Un partito, quello di Alfano, che già a Roma è alleato dell’Udc. E che potrebbe trovarsi a “correre insieme” in un’altra competizione: la surreale elezione del nuovo sindaco di Agrigento. Lì il candidato dell’Udc è l’attuale sindaco di Porto Empedocle Lillo Firetto. Su di lui (nonostante non ci sia ancora l’ufficialità) dovrebbero convergere i voti di Ncd. Ma la maggioranza di Crocetta ha scelto un’altra strada, quella della mega-coalizione “Agrigento 2020” che ha inglobato anche esponenti di Forza Italia e che ha già scelto, attraverso le primarie, il proprio candidato: quel Silvio Alessi sponsorizzato dal parlamentare nazionale azzurro Riccardo Gallo Afflitto.

Una coalizione e un candidato che hanno già sollevato polemiche furiose in ogni schieramento. Persino con la presa di posizione durissima dei “renziani” del Pd che hanno chiesto addirittura di “annullare il voto della primarie”. Polemiche “insaporite” dai sospetti manifestati dal leader siciliano dell’Udc Gianpiero D’Alia, secondo il quale la sanità agrigentina, a cominciare dai “vertici dell’Asp” sarebbe stata mobilitata per sostenere quella coalizione. Un’accusa pesante, che ha suscitato la piccata reazione del deputato Pdr Michele Cimino, tra i “big sponsor” di quella coalizione ibrida.

Ma la Sanità è il teatro di un altro infuocato scontro interno alla maggioranza. Quello, cioè, riguardante il “caso Humanitas”. Anche in questa vicenda, le denunce di D’Alia (“Nella revoca all’investimento errori marchiani, non capisco perché il governo non faccia appello”) hanno dato fuoco alle polveri e persino a un’inchiesta della Procura che dovrà verificare se quegli errori nascondano la volontà di dare il via libera, indirettamente, a quell’appalto. Un investimento, quello di Misterbianco, che avrebbe dovuto consentire alla società di ottenere 70 posti letto convenzionati e un budget milionario. Una società nella quale la madre del deputato Luca Sammartino ha svolto finora il ruolo di dirigente. Un parlamentare, Sammartino, eletto con l’Udc di D’Alia, prima dell’approdo ad Articolo 4, e quindi al Pd. Quel Pd che, stando alle parole di Crocetta, non sopporta la presenza del governatore a Palazzo d’Orleans. La Finanziaria non è ancora arrivata. Ma Sala d’Ercole è già un campo minato.


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