C’è chi tenta di vendere la Fontana di Trevi – come l’intramontabile Totò all’americano di turno – chi magari la luna e chi si accontenta di essere un “furbetto del gioiellino falso”, vendendo patacche, spacciate per pietre preziose, soprattutto agli anziani. Le cronache del Palermitano si sono occupate spesso della situazione. E la cosiddetta “truffa dei diamanti” continua. Dopo le sei denunce per truffa eseguite dai carabinieri di Termini Imerese, sono stati registrati nuovi casi a Bagheria. I militari della stazione hanno, infatti, segnalato all’autorità giudiziaria tre persone, con l’accusa di truffa continuata in concorso. I coinvolti sono G. F., 48enne, pregiudicato, residente a Palermo in via Costante Girardengo, operaio, A. F., 47enne, pregiudicato, residente a Palermo in Largo OS 1, commerciante e G. G., 43enne, pregiudicato, residente a Palermo in via Piave, autista.
Già da alcuni giorni, i carabinieri di quartiere in servizio a Bagheria, nel corso delle pattuglie a piedi, raccoglievano numerose segnalazioni da parte di alcuni anziani allarmati dalla presenza di persone che avrebbero tentato più di un raggiro, vendendo, per somme considerevoli, gioielli di bigiotteria spacciati per pietre preziose. Proprio ieri, in via Libertà a Bagheria, precisamente nei pressi di un supermercato molto frequentato da persone anziane nelle ore mattutine, i militari hanno bloccato i presunti truffatori che, alla vista dei carabinieri, avrebbero tentato di disfarsi di due cofanetti. Dentro il contenitore – fanno sapere dalla stazione – c’erano “patacche”.
Da ulteriori indagini, i carabinieri sono risaliti ad altre truffe che che “la banda” avrebbe commesso. Secondo gli investigatori di Bagheria il meccanismo era il seguente: i malviventi effettuavano dei sopralluoghi nei centri abitati. Qui individuavano luoghi, locali, esercizi commerciali frequentati da anziani. La fase successiva consisteva nell’avvicinare la vittima designata. Due complici facevano da palo, per evitare che la messa in scena attirasse l’attenzione di passanti o forze dell’ordine, mentre il terzo, che si fingeva straniero, inglese o finlandese a seconda dei casi, raccontava di essere uno turista facoltoso, costretto a ritornare con urgenza in patria e quindi nelle condizioni di disfarsi in fretta di preziosi e gioielli il cui trasporto, considerato l’ingente valore, non era consentito alla frontiera. Il malcapitato che cadeva nella rete corrispondeva per il “grande affare” somme pari anche due o tremila euro. Almeno quattro anziani sarebbero stati vittima dell’ingegnosa truffa.