PALERMO – Patteggiamenti e assoluzioni nel troncone in abbreviato del processo sulla mala gestio del cimitero di Bagheria. Tra i reati contestati, il più grave è l’associazione a delinquere finalizzata a commettere “una serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione, la fede pubblica e la pietà dei defunti”.
Il dominus, secondo l’accusa, era Pietro Mineo, custode del camposanto di Bagheria. Ai suoi ordini si sarebbero mossi alcuni operai comunali. Secondo la Procura di Termini Imerese,“si sbarazzavano di corpi e cadaveri senza alcuna pietà, pur di guadagnare denaro”. Bastava pagare per evitare che una salma finisse in deposito. Qualche centinaio di euro e si superava la cronica carenza di loculi.
Davanti al giudice per l’udienza preliminare Claudio Bencivinni, hanno patteggiato Nicola, Antonino e Maria Gagliano (due anni ciascuno), Carlo Puleo (un anno), Nicola Colletta (due anni e otto mesi).
Questa la sorte processuale degli imputati che hanno scelto il rito abbreviato: Francesco Sergio Palumbo (il geometra del Comune è stato assolto, era difeso dall’avvocato Salvo Priola), Alessandro Paternostro (titolare di un’agenzia di pompe funebri, un anno e 8 mesi), Pasqualino Buttitta (avrebbe ottenuto una corsia preferenziale per la sepoltura di un defunto, un anno e 10 mesi), Salvatore Colletta (assolto, era difeso dagli avvocati Marcello Pirrotta e Alessandro Pergolizzi, ed erano stati chiesti sei anni di carcere). Assolti pure Giacinto Tutino e Vincenzo Graniti: nulla avevano a che fare con l’inchiesta sul cimitero, ma erano imputati di avere violato il divieto di incontrare altri pregiudicati. Le difese hanno sostenuto che si era trattato di incontri casuali.
Per tutti gli altri imputati, sono in tutto 33 quelli per i quali il pubblico ministero Annadomenica Gallucci, ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio, il processo prosegue in ordinario davanti al Tribunale. Sotto accusa impresari funebri, dipendenti e funzionari comunali.