PALERMO – Sguardi mesti, silenzio, rabbia. In via Magliocco, dopo la notizia della chiusura del bar Mazzara e il licenziamento di 32 dipendenti, nonostante il sole dei primi giorni d’aprile, è calato il gelo. Il volto della città cambia, si trasforma con una Palermo che, tra chi lascia per stanchezza e chi si arrende ai morsi della crisi, continua a spogliarsi di pezzi di storia.
“Sono nato e cresciuto di fronte questo bar – dice Giuseppe, un anziano e distinto signore che abita nel salotto di Palermo –. Da ragazzino scendevo in questa piazzetta a giocare e tra i tavolini del bar Mazzara vedevo spesso seduto, in disparte, un tipo ‘stravagante’ intento a scrivere. Quell’uomo era Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che tra un caffè e una bibita fresca scriveva il suo Gattopardo”. E il ricordo dello scrittore del capolavoro letterario siciliano è gelosamente custodito all’interno del bar, rivive attraverso una lapide che ne ricorda il passaggio tra quelle sale. “Oltre un secolo di tradizione e lustro gettato nella pattumiera – aggiunge l’anziano avventore -. Venire qui ogni mattina è un rito, è casa mia. Non riesco a credere che sul bar Mazzara – pone l’accento e scandisce per bene le sillbee – calerà il sipario”. Lo storico caffè palermitano può fregiarsi di tante presenze importanti, dal principe Raimondo Lanza di Trabia a importanti capi di stato come Saragat, Pertini, Cossiga, Ciampi), attori famosi come Marcello Mastroianni, Nino Manfredi e Alberto Sordi.
Trentadue i lavoratori che fino a due giorni fa non sapevano della chiusura di Mazzara e dell’avvio delle procedure del loro licenziamento. Trentadue famiglie che, da un giorno all’altro, si ritroveranno senza lavoro. Il servizio ai clienti, nonostante la preoccupazione e l’incertezza, continua anche in questo giorno triste. “Lavoreremo finché ce lo permetteranno – dice uno dei dipendenti dietro il bancone mentre porge dei dolcini ai clienti, poi si lascia un po’ andare alla malinconia -. Che peccato …”. L’annuncio è stato dato lunedì sera nel corso di un’assemblea con i lavoratori convocata da Giuseppe Glorioso, amministratore unico della Arabea srl: “L’azienda rimarrà aperta fino alla fine del mese – spiegano dal bar Mazzara – poi, a meno che non si prospetti una cessione del ramo d’azienda o il subentro di un nuovo socio, scatteranno i licenziamenti. E’ legge di mercato, il calo di incassi è stato inesorabile, ma si tratta di una decisione sofferta, che ‘mangia’ il cuore di tutti noi”.
Tra i passanti di via Magliocco e via Ruggero Settimo, così come in piazza Ungheria e in via Mariano Stabile, emerge delusione ma soprattutto stupore per la chiusura di “uno dei bar storici della città”. Un sentimento comune, accompagnato dal dispiacere dei commercianti vicini e di quanti, soprattutto delle generazioni passate, erano soliti fare quattro passi in piazza “per sorseggiare un caffè in armonia – dice la signora Maria -. Mi piace fare una pausa durante lo shopping e fermarmi qui per leggere il giornale comprato nell’edicola vicina”. “Per noi è un brutto colpo – dice Giacomo, titolare dell’edicola di piazza Ungheria –. E’ un periodo drammatico, il mese scorso ha chiuso il Bistrot sotto i portici, qualche anno fa è toccato alla Botteguccia, uno dei negozi di abbigliamento più antichi di Palermo e, lasciatemi dire, non si è fatto nulla per rilanciare questa piazza un tempo salotto cittadino e, oggi, ricettacolo di sporcizia e degrado”.
C’è anche chi azzarda un confronto tra la moria delle attività storiche e l’apertura di sempre più grandi centri commerciali. In questi giorni in città si parla tanto dell’annuncio di Ikea che vorrebbe sbarcare a Palermo in un’area individuata a Brancaccio, a pochi passi dai centri commerciali Forum e Leroy Merlin. “Si stanno prodigando per realizzare la metro dalla stazione al centro commerciale – interviene Massimo, intento a comprare il giornale -. Mi viene un po’ da ridere se penso che in questi anni non hanno alzato un dito per collegare il centro di Palermo alle periferie. Eppure il cuore della città è questo, risiede in queste strade, in questa piazza. Come mai non c’è una stazione della metro in centro?”. E così dopo lo smarrimento iniziale per una notizia che arriva “come un fulmine al ciel sereno” il pensiero dei passanti vola ai trentadue lavoratori “che non hanno nessuna prospettiva dinanzi a loro – prosegue -. Il mercato del lavoro è già off limits per i giovani, figuriamoci per gli ultra cinquantenni. Provo un’immensa tristezza sia per le famiglie che per il signor Glorioso, lo conosco da moltissimo tempo e questo bar è tutta la sua vita”.
Prima di andare via ecco arrivare due turisti milanesi. “Abbiamo chiesto in giro una pasticceria tipica del luogo – dicono – e nessuno ha avuto dubbi ‘Andate al bar Mazzara’ ci hanno detto. E in effetti i prodotti sono buonissimi, abbiamo gustato – su consiglio degli impiegati – la famosa ‘panna di Mazzara’, una vera delizia. Ci dispiace apprendere che fra qualche settimana questo bar, in una poszione bellissima di Palermo, chiuderà”.