Assessore regionale ai Rifiuti Alberto Pierobon, registriamo un’altra storia di presunti reati che ruotano attorno al sistema dei rifiuti siciliano, il caso di Bellolampo. Che idea si è fatto?
“Possiamo dire che avevamo visto giusto. Lo scorso anno sin dalla primavera in assessorato abbiamo convocato e partecipato a una lunga serie di incontri, credo una trentina di riunioni anche molto lunghe, sull’impianto di Palermo, sostenendo fermamente la necessità di liberare l’area occupata da Ecoambiente e restituire l’intero sito alla gestione pubblica. Devo dire che non è stato un percorso facile, verbalizzavamo tutte le riunioni e spesso quando sembravamo giunti alla soluzione spuntava un problema. Con l’assessore Marino e Catania siamo stati irremovibili ed è stato proprio grazie alla ferma volontà del governo regionale e dell’amministrazione comunale se il risultato è stato raggiunto. Nella Rap è chiaro che servono importanti interventi del Comune e bene fa l’amministrazione a procedere in questa direzione”.
Ormai da un pezzo la storia delle discariche siciliane è scandita da una serie di scandali, quando non si tratta di corruzione ci sono altre presunte o accertate irregolarità. Ma c’è la possibilità di uscire da questa maledizione?
“L’attività di governo che stiamo portando avanti ha l’obiettivo principale di mettere ordine e trasparenza in tutta la filiera dei rifiuti. Al mio arrivo non si conosceva lo stato dell’arte delle istanze, dei flussi, le autorizzazioni erano una giungla, c’era davvero tanta confusione e tutto questo favorisce opacità. C’erano e in certi casi continuano a esserci situazioni che vanno corrette anche a livello normativo per garantire legalità e possibili abusi. Bisogna fissare regole e paletti, ad esempio esempio gli impianti dovrebbero programmare i periodi di chiusura e manutenzione per evitare crisi. Dobbiamo superare la situazione attuale di impianti che chiudono per manutenzione con un preavviso minimo. Tra pubblico e privato serve un equilibrio che stiamo perseguendo giorno dopo giorno. Bisogna anche trovare il modo di snellire lungaggini e burocrazia”.
Lei menziona pubblico e privato. Purtroppo su entrambi i fronti non emergono modelli virtuosi.
“E’ evidente che la risposta non è solo il pubblico, se nel pubblico ci sono e mele marce. E comunque di gestioni pubbliche ce ne sono. Ma io non voglio entrare in diatribe ideologiche, c’è pubblico buono e pubblico non buono. Dobbiamo entrare nel merito caso per caso. Ci sono dei pubblici molto efficienti. Quanto al caso di Bellolampo sarà interessante capire attraverso il lavoro della magistratura, che ha altri strumenti, quello che non abbiamo visto”.
Qual è la soluzione secondo lei?
“Sono più che mai convinto che il ddl di riforma contenga tutte quelle misure e indicazioni capaci di blindare il settore e correggere storture che fino ad oggi hanno reso il sistema inefficiente, poco trasparente e soggetto al concreto rischio di speculazioni criminali o pericolose infiltrazioni. Per questo serve un’assunzione di grande responsabilità da parte dell’Assemblea per discutere ed esitare quanto prima il disegno di legge. In commissione abbiamo cercato di venire incontro alle esigenze dei partiti che chiedevano di evitare per esempio le lunghe liquidazioni e di semplificare l’approvazione della norma dopo la sua approvazione. Abbiamo presentato la settimana scorsa una versione ‘dimagrita’ del disegno di legge. Comprendo che l’esperienza degli Ato e la successiva riforma mai pienamente attuata hanno lasciato strascichi importanti. Siamo assolutamente disponibili a un confronto su tutti i punti del ddl, fermo restando alcuni passaggi che rispettano le varie indicazioni di Anac e Corte dei conti. Gli ambiti territoriali devono diventare pubblici, ogni ambito provinciale dovrà essere autosufficiente a livello di impiantistica. Il settore in generale dovrà rispondere in maniera ancora più forte al pubblico interesse”.
C’è poi il tanto atteso Piano rifiuti, cosa si aspetta ancora?
“Attendiamo l’ultimo passaggio da superare. Si tratta dell’aggiornamento-integrazione del rapporto ambientale. Il dipartimento aveva affidato questo compito all’Università di Catania. Col direttore abbiamo incontrato i responsabili per chiarire ogni dubbio e accelerare. Abbiamo lavorato sin dall’inizio confidando in un iter più veloce. Non vogliamo si perda più tempo inutilmente. In ogni caso ribadisco sempre che piano e ddl sono indipendenti e stanno in piedi a prescindere, per cui è possibile procedere nel frattempo in entrambe le direzioni”.
L’unico modo per staccare la spina della dipendenza della discarica è l’incremento della differenziata. Come si stimola la differenziata nelle grandi città, che sono ancora lontanissime da numeri accettabili?
“A Messina dopo che l’amministrazione ha affidato il servizio, la differenziata continua a crescere in maniera notevole registrando dei risultati davvero buoni. A Catania ci si attende la stessa sorte e confidiamo nell’ottimo lavoro che sta portando avanti l’assessore Cantarella. A Palermo restano ancora alcune criticità che speriamo possano essere superate, per esempio penso agli abbandoni e conferimenti regolari. Speriamo presto di poter sbloccare un finanziamento da circa 16 milioni su cui lavoriamo da un anno e che potrebbe consentire anche di finanziare impianti le zone più esposte”