Bellolampo, crocevia dell'emergenza - Live Sicilia

Bellolampo, crocevia dell’emergenza

Questione rifiuti
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E’ Ferdinando Dalle Nogare, dirigente generale del dipartimento regionale delle acque e dei rifiuti, a dire le cose come stanno: “La situazione siciliana legata all’emergenza rifiuti è condizionata da quello che succederà nella discarica Bellolampo a Palermo”. Sentito alla prefettura di Trapani dalla commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo di rifiuti, ha annunciato per lunedì prossimo una riunione per mettere la parola fine alla querelle aperta fra prefetto e vertici Amia sulla capienza effettiva della quinta vasca – ancora in costruzione – alla discarica di Bellolampo. Ma il punto nodale è quello del percolato (liquido inquinante prodotto dall’infiltrazione di acqua nei rifiuti) che avrebbe raggiunto e contaminato le falde acquifere cittadine. Una questione per cui è stata aperta un’indagine della magistratura che ha iscritto nel registro degli indagati il sindaco di Palermo, Diego Cammarata, gli ex vertici di Amia e i responsabili della discarica per disastro colposo e altri reati ambientali. Perché “il danno ambientale a Bellolampo c’è – ha spiegato alla commissione Sergio Marino, direttore generale Arpa Sicilia – ma è da verificare se si tratta di un danno ancora reversibile”.

La soluzione al problema è stata prospettata da Pietro Lo Monaco, dirigente generale del dipartimento regionale della Protezione civile: realizzare a Bellolampo un impianto per il trattamento del percolato. “Un impianto in sito – ha spiegato – costa molto meno di trasportare il percolato in giro per l’Italia e ci sono già aziende che hanno avanzato proposte per realizzare un impianto del genere. Questo tipo di intervento è l’unica soluzione”.

La commissione parlamentare ha dato alla Sicilia 6 mesi di “vita”, dopo sarà emergenza. Un’eventualità che, tecnicamente, è possibile prevenire, ma a condizione che tutti lavorino “nella stessa direzione, in maniera sinergica”. Di contro le numerose inchieste aperte dalla procura, praticamente, su tutti i fronti mostrano un disegno accusatorio complessivo: L’emergenza sarebbe indotta per creare speculazioni. Dalla costruzione del termovalorizzatore a Bellolampo alla privatizzazione dell’Amia.


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