SAN GREGORIO – Settecentomila euro. Tanto costano i progetti presentati dal Comune di San Gregorio di Catania al governo nazionale per la riqualificazione degli spazi interni ed esterni della casa di Nitto Santapaola, probabilmente il più simbolico dei beni confiscati alla mafia in provincia di Catania.
Si tratta di due appartamenti gemelli in via Giorgio De Chirico, nella frazione di Cerza del territorio sangregorese. LiveSicilia li aveva mostrati in anteprima a febbraio, prima che le associazioni I Siciliani giovani e l’Arci di Catania organizzassero proprio lì davanti una conferenza stampa per sollecitare il Comune a chiedere accesso ai fondi del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) destinati ai beni confiscati. “Bisogna trasformare questo luogo di morte in luogo di vita“, aveva detto Claudio Fava, presidente della Commissione regionale Antimafia in quell’occasione.
Adesso, dei 300 milioni di euro complessivi previsti a livello nazionale, il Comune di San Gregorio ne chiede 700mila. Necessari per “la ristrutturazione e la riqualificazione degli edifici confiscati alla mafia, per poi assegnarli ad associazioni a scopo sociale e benefico”, si legge in una nota stampa diffusa dall’amministrazione sangregorese.
“Se non fosse stato per le tre proroghe, non saremmo riusciti ad avere un progetto così preciso e puntuale”, spiega l’assessore ai Lavori pubblici Salvo Cambria, riferendosi alle tre volte in cui la scadenza per la partecipazione al bando è stata posticipata. L’obiettivo del Comune di San Gregorio è riqualificare non solo gli spazi interni, ma anche i due grandi giardini che si trovano di fronte ai due appartamenti. Le case di Nitto Santapaola si trovano all’interno di due palazzine affiancate. Sono spazi gemelli in tutto, tranne che nella storia: nell’abitazione principale, è stata uccisa Carmela Minniti, moglie di Nitto Santapaola. Ad ammazzarla è stato Giuseppe Ferone, detto Camisedda, travestito da poliziotto. Una vendetta di mafia consumata proprio di fronte alla porta d’ingresso.
La casa dell’assassinio è rimasta finora come Santapaola l’ha lasciata, incluso il pregiato parquet e le placchette dorate degli interruttori. Nella sua gemella, invece, erano stati già fatti dei lavori di riqualificazione, interrotti anni fa a un passo dalla conclusione. Adesso nelle due case dovrebbero nascere un centro antiviolenza e un centro per persone con autismo, che avranno a disposizione anche spazie esterni adattati alle loro esigenze.
“Il bando – aggiunge l’assessore ai Servizi sociali e vicesindaco Seby Sgroi – ha uniformato nelle finalità tutto il Sud Italia, non tenendo conto che ogni Comune ha esigenze diverse“. In altri termini: l’amministrazione ha valutato che, per la vittoria dei fondi, alcuni interventi fossero più utili di altri. “Se anziché avere un immobile avessi avuto una casa rurale, sempre confiscata alla mafia, e destinata a una masseria didattica sicuramente non saremmo stati competitivi“, conferma il sindaco Carmelo Corsaro. Sottolineando come centri antiviolenza, di accoglienza e di integrazione fossero gli interventi privilegiati per l’accesso ai finanziamenti Pnrr sui beni tolti alla criminalità organizzata.