Beppe Montana, trenta anni dopo |Il ricordo del nipote Luigi - Live Sicilia

Beppe Montana, trenta anni dopo |Il ricordo del nipote Luigi

Il Commissario della Squadra Mobile di Palermo fu ucciso dalla mafia il 28 luglio 1985.

Trent’anni sono passati da quella terribile giornata di sole. Molte ferite di chi lo conosceva, dei parenti, degli amici e dei colleghi non si sono ancora rimarginate perchè questa è grande e profonda. Un’incisione al cuore che ha segnato moltissime persone.

La divertente regata del 26 con a bordo ragazzi immigrati della comunità di Sant’Egidio e ragazzi del carcere che hanno avuto la possibilità di assaporare il gusto dello stare insieme è stata davvero emozionante. La sera stessa nella piazza dedicata a mio zio a San Giovanni Galermo (quartiere periferico della città) è stato fatto un concerto, che nonostante l’indifferenza di tantissima gente che si schiera a parole dalla parte della giustizia, ma che non ha il coraggio di metterci la faccia, è stato carico di emozioni fortissime. Abbiamo sentito la storia di un immigrato, Mohammed, che ha conosciuto veramente il dolore e abbiamo visto i ragazzi del quartiere che ballavano e seguivano il rapper Gyo. La partita di calcio fatta il giorno dopo nella stessa piazza ha provocato energia pura e un’atmosfera familiare e calorosa fra i ragazzi di Libera e quelli del quartiere. Queste sono state le iniziative dedicate alla memoria e al ricordo di mio zio, che non deve essere privato e fine a se stesso, ma collettivo, in modo da potersi tramutare in impegno, perchè tutte queste storie che sentiamo spesso di vittime delle mafie, sono strumenti che ci vengono dati come sprono, forza, energia, insegnamenti che se custoditi e sfruttati porterebbero ad un cambiamento radicale.

Grazie quindi a chi è sempre stato vicino alla mia famiglia, grazie a chi ricorda Beppe Montana ancora prima di ricordare il commissario Montana, grazie a chi ha reso possibili questi tre giorni pieni di emozione, grazie a chi combatte ogni giorno le mafie, grazie a chi ci mette la faccia, grazie a chi cerca la giustizia e la verità, grazie a chi resta e va avanti, grazie a chi non ha paura, grazie alla mia famiglia che cammina sempre insieme unita per farsi coraggio e andare avanti, grazie a chi mi racconta la storia di mio zio Beppe per farmi sentire meno la rabbia e la tristezza per non averlo conosciuto, ma il grazie più grande va a mio padre che mi da un esempio da seguire, che combatte ogni volta con il dolore e che lo trasforma in energia, che ci mette la faccia e lotta veramente per darmi un futuro migliore, perchè io non so cosa o chi sarò da grande, ma voglio essere proprio come mio padre.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI